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avere; si sono spese in un anno le rendite di un secolo, ed il governo, dopo aver concentrate in un sol punto le forze di tutti gli uomini, vi ha riunite le riproduzioni di un secolo; ed ha cosí centuplicata la sua potenza. Il credito pubblico è l’ultimo grado di energia economica a cui possa pervenire una nazione.

Vi sono in ogni societá due specie di ricchezza: la ricchezza della nazione e la ricchezza del governo. La prima è rappresentata dalla somma de’ prodotti di tutti gl’individui che compongono la nazione; la seconda è quella parte della ricchezza nazionale che il governo esige dai cittadini per conservare e per migliorare il restante. Questa seconda ricchezza forma il soggetto di quella parte della pubblica economia che chiamasi «finanze». Queste due ricchezze hanno rapporti strettissimi tra loro; ciò che esige un governo è proporzionato a ciò che la nazione può pagare. La scienza delle finanze non è perciò la sola arte di esigere, ma anche l’arte di riprodurre. Se non si riproduce, quella stessa quantitá di tributo, che prima esprimeva la decima parte della ricchezza nazionale, divenendo la nazione piú povera, ne rappresenterá la sesta, la quarta, la terza, la metá; col tempo rappresenterá il valore intero della nazione; forsi anche lo supererá, ed il governo sembrerá in apparenza che esiga Io stesso, ma in realtá sará molto piú povero. Negli ultimi anni dell’impero romano il governo esigeva molto, ma i sudditi pagavano finanche pel respiro dell’aria: tanto era la nazione ammiserita che a lei non rimaneva altro bene che la vita(‘>. I turchi, al contrario, pagan pochissimo, ma non perciò sono piú ricchi, perché, nulla riproducendosi, anche una picciolissima perdita, moltiplicata per un lungo numero di anni, diventa infinita. Se per ricchezza s’intende il possedere piú del bisogno, un governo non può esser mai ricco. E qual uso mai potrebbe egli fare di questo suo superfluo? Eliogabalo lo dissiperebbe, Tiberio lo accumulerebbe; e la stitica parsimonia del secondo (1) Scriptores historiae Bixantinat.