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qualitá costanti dalle variabili e di soggettare quest*ultime a leggi egualmente costanti: di riconoscere, a buon conto, tra le vicende degli uomini, l’umanitá. Solo seguendo questi prindpi, il legislatore potrá dire non solo: — Questo io debbo, — perché il desiderio dell’ottimo, che non si può ottenere, è spesso il peggior nemico del bene, ma anche: — Questo io posso fare. — Ma l’Italia, che si deve rimproverare la negligenza che per tanto tempo ha mostrata per Vico, deve oggi piangere sulla sorte infelice di Pagano. Quest’uomo, che era stato in tutta la sua vita il bersaglio della tirannia, dopo aver veduta per pochi momenti la sua patria libera o almeno in circostanze di poterla divenire un giorno, è stato involto in quel vortice che ha distrutte le speranze di tutti i buoni ; e, caduto di nuovo in mano dei tiranni, ha nobilitato con la sua morte un patibolo che, presso tutte le nazioni ove giustizia non è nome ignoto, era riserbato agli infami.

Il cittadino Massa ha raccolte quelle memorie che, in tanta distanza di luogo e nella mancanza assoluta di ogni comunicazione, si sono potute avere dell’uomo celebre, e ne ha formato un elogio. Chiunque conosce da vicino Pagano può assicurare che Massa ha dipinto con veritá, con filosofica forza e con elegante calore di stile i di lui pensieri, i di lui sentimenti, il di lui genio, le di lui virtú. Quando si dice che un ritratto è degno di Pagano, non è lo stesso dire che sia un buon ritratto? Possa questo omaggio reso da lui ad un celebre e sventurato suo concittadino esser augurio di altri piú nobili, che un giorno gli dovrá rendere la patria ravveduta e piú felice. Cosí Atene saggia elevò delle statue a quel Socrate che Atene stolta aveva condannato alla cicuta. 16 marzo 1801.