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XXV

PADRE FRANCESCO SOAVE

li giorno 17 del corrente, l’universitá di Pavia ha perduto il padre Francesco Soave, professore di logica e metafisica.

Nato in Lugano da poveri ma onesti genitori, avea frequentate le scuole de’ chierici regolari somaschi. Le belle speranze, che avea fatte concepire di sé, mossero qualcheduno a proporgli di entrare in quella societá religiosa. Fece il suo noviziato in Milano, donde passò in Roma, e fu direttore del Collegio dementino. Fioriva in que’ tempi, per opra specialmente del ministro Tillot, l’universitá di Parma, e Soave vi fu invitato professore di belle lettere. Ma, abolita per ragioni economiche tale cattedra, ritornò in Milano, ove, per opra del conte di Firmian, allora ministro plenipotenziario presso il governo della Lombardia austriaca, generoso e caldo protettore delle lettere e dei letterati, ottenne la cattedra di filosofia morale in Brera. Nel cominciar di quelle vicende politiche che cangiarono lo stato di questa parte d’Italia, Soave fu sospetto a quel nuovo governo repubblicano: accidente che ebbe comune con molt’altri e che, dieci anni dopo, ricomposte e riordinate le cose, non deve essere imputato né a gloria né a disonore. In una guerra di opinione, seguire un partito spesso è inevitabile. Il merito ed il demerito sta tutto riposto nell’onestá, nella moderazione, nella giustizia colla quale un partito si segue, perché la giustizia, la moderazione e l’onestá sono cose necessarie al genere umano, eterne, indipendenti da tutt’ i partiti e da tutte le opinioni. Soave si ritirò in patria, donde passò in Napoli, e vi si trattenne fino al ritorno delle armi tedesche: allora ritornò in Milano, e gli fu restituita la cattedra. Il governo della Repubblica italiana lo nominò direttore del Collegio di Modena