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ma che può la vista continua di questi monumenti sulla felicitá della vita? Il Colosseo è tanto indifferente per un romano quanto lo è il Palazzo di marmo per un abitante di Pie^ troburgo. In Italia tutto è in fermentazione; non vedi che sospetti, odi, miseria, timori: in cittá dovete soffrire una folla di mendicanti; fuori di cittá dovete temere una truppa di assassini. L’Italia formicola di preti fanatici che avviliscono il sacerdozio. La Russia non vede questo scandalo: o non vi è superstizione o non è contraria alla pubblica istruzione ed ai buoni costumi. In Italia, fuori de’ preti, non vedi che ignoranza, e la piu crassa, la piú sfacciata. Tutta la scienza si riduce al giuoco delle carte. In Russia almeno le scienze e le arti sono alla loro aurora. — Cosí disse Kotzebue. Si fecero al suo discorso mille riflessioni. Uno osservò che non sapeva i primi elementi della geografia fisica e che si meravigliava di ciò che ogni viaggiatore istruito deve sapere, cioè che i climi temperati sono di loro natura variabili, ecc. Un secondo, che non sapeva neanche le prime linee della politica, perché adduceva quasi prova della felicitá della Russia che il numero de’ nati superava quello de’ morti. In qual paese, fuorché per accidenti straordinari, avviene il contrario? Un terzo giurò che parlava di ciò che non sapeva; che in Italia non aveva bevuti altri vini che quelli delle infime taverne, poiché, metteva la lachrimá Christi tra i vini non dolci, mentre era dolcissimo. Un quarto osservò che questo stesso discorso era stato stampato da molto tempo, colle stesse parole, nei suoi Souvenirs d’Italie,.. Ed allora tutti esclamammo: — Chi sa da quanto tempo il povero Kotzebue sará malato e noi non ne sapevamo nulla! — 20-21 agosto 1805.