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indefinite, incerte, le quali non contengono nessuna misura, ed in conseguenza nessuna veritá.

Non vi è secolo, per quanto sia infelice, il quale non abbia i suoi lodatori; non vi è secolo, e sia pur felicissimo, il quale non abbia i detrattori suoi ; ed i secoli barbari abbondano piú de’ primi che de’ secondi, perché i popoli barbari, piú che i colti, son facili a contentarsi ed a lodare, supplendo in essi alla mancanza del bene l’ignoranza del meglio. Orazio ci fa veder l’Italia quasi ridotta, a forza di far giardini, ad un simmetrico deserto: Strabone, quasi suo coetaneo, ce la descrive tutta felice. Plinio si duole della decadenza in cui giaceva l’agricoltura; e mille altri scrittori della sua etá ce la descrivono onorata, fiorente, protetta. Che diremo noi? Che lo scrittore per l’ordinario scrive ciò che sente, e non ciò che realmente è, e che, se noi vorremo distinguere l’opinione dello scrittore dalla veritá delle cose, conviene che, lasciate le parole, ci atteniamo ai fatti. I soli fatti non ingannano. Convien ridurre le sensazioni e le parole di uno scrittore ad una misura comune a tutti gli uomini. — Noi abitiamo il piú bel suolo dell’Europa — dice il francese. — L’abitiam noi — risponde l’italiano. Lo stesso dice lo spagnuolo, l’indiano; lo svedese Rudbeck mette nella sua patria il paradiso terrestre. E, finché si trattengono in parole generali, tutti han ragione. Ogni suolo ha i vantaggi e gli svantaggi suoi : invece di disputare, calcoliamo. Voi dite «fertile». In qual prodotto? quale è la massima fertilitá? quale la minima? Voi dite «coltivato». Quanto?come? con qual esito? Riduciamo tutto all’aritmetica: questa è la sola via per cui si possa pervenire ad una scienza non contenziosa, ma vera ed utile.

E che c’importerebbe la storia di ciò che piú non è, se non c’ insegnasse qualche cosa utile a sapersi per ciò che deve essere? La storia dell’agricoltura di un popolo deve farci conoscere le cagioni ed i modi per li quali e nasce e cresce e si perfeziona la piú antica, la piú necessaria e sempre la piú trascurata tra tutte le arti umane. Con questo pensiero impresi a leggere que’ pochi libri di