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XII

IL METODO DEL PESTALOZZI

Monsieur Naèf ha introdotto in Parigi il metodo di educazione, che Pestalozzi da qualche anno pratica con tanto successo in Bertoud. L’applauso datogli da tutta l’Europa, la cura che molti savi governi hanno avuto di conoscerlo, d’introdurlo ne’loro Stati, lo stesso felice successo che ha ottenuto per tutto, rendono ormai il suo metodo superiore alle censure ed ai sarcasmi dei mezzo sapienti.

In Parigi si è riso di Pestalozzi, che si è chiamato ciarlatano; si è riso del suo metodo, che si è paragonato alla montagna che partorisce un sorcio; si è riso dell’effetto, che si è detto restringersi ad insegnare ad un fanciullo che la cera è molle, l’acqua liquida, e bianca la neve. E di che non si è riso in Parigi, in quella Parigi dove la Sorbona ha dichiarata «eretica» l’inoculazione, ed il parlamento ha pronunziato un «arresto» per decidere se la lettera Q dovesse o non dovesse esser una delle lettere dell’alfabeto?

Il metodo di Pestalozzi ha due grandi inconvenienti: ha troppa filosofia per poter piacere ai begli spiriti ; ha troppo poco di latino, di greco, di libri per poter piacere ai pedanti. Piacerá meno del metodo delle scuole normali, di quel metodo che imparava a leggere per mezzo della geometria. Per farmi capire che cosa fosse A, mi si diceva che era un triangolo isoscele di cui si eran prolungati due lati: mi s’insegnava il facile per mezzo del difficile! S’ignorava la natura della mente umana, che è quella di passare alle idee intellettuali sempre per mezzo delle sensibili; s’ignorava la natura de’ fanciulli, ne’ quali tutto è senso e fantasia, e la ragione tace. Gl’inventori di quel metodo ne sapevan meno di quel maestro tedesco di cui parla