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Di Mnesilla a Cleobolo

(Anch’ella lo ama — Ma piú dell’amore ha potuto in lei la virtú.] E tu, che mi laceri l’anima coi tuoi rimproveri, tu credi forse, tu puoi credere, che il cuore di colei che rimane sia piú tranquillo del tuo? Quante volte, dopo il tuo ritorno da Locri, in quei giorni che han preceduta la tua partenza, io ho detto a me stessa: — No, io non avrò cuore di vederlo partire! — Quante volte ho tentato parlare, e la parola è spirata sul labbro smarrito; e tu, dando al silenzio del mio labbro un’ingiusta intepretazione, tu non vedevi la guerra, la tempesta che nel mio povero cuore si destava per te! Nella stessa sera in cui t’imposi di partire, un momento, un altro solo momento, e tu vincevi ancora, c tu ancora staresti in Taranto. Ma non tutt’i giorni delPamore, o mio amico, son tanto lieti quanto quei primi momenti, ne’ quali il mio cuore si apri alla dolce speranza di un mutuo affetto. Io lo conosco troppo questo amore; e tu ben sai che non ancora sono ben asciugate le lagrime che per esso ho versate... L’amore ci può promettere de’ piaceri, ma la sola virtú può insegnarci a conservare i piaceri che promette l’amore. Deh ! se questo amore parla a te come parla nel fondo del mio cuore, se ti è tanto caro quanto lo è a me, soffriamo ancora per poco, o mio amico, e guardiamoci di non estinguerlo profanandolo; guardiamoci di non cangiare il piú nobile affetto che ispiri la natura in un cieco precipitoso trasporto; guardia-