Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/52

indicare i veri rapporti delle cose. Può essere anche, e perché no? che tra le leggi de’ toni di una lira e quelle delle orbite de’ pianeti sienvi somiglianze tali che possano esprimersi cogli stessi numeri 0>. Ma intendiamoci : non si tratta di esprimere ciò che giá si sa, bensi di scoprire ciò che ancora s’ignora. Efestione mi dice, per esempio, che l’armonia della lira e quella delle sfere celesti si rassomigliano, perche quella ha sette toni, questa sette pianeti. QueU’altro noiosissimo pedagogo di Ermocrate crede che la somiglianza sia tra le distanze de’ pianeti e gl’intervalli de’toni. Che ne sappiamo noi? Quello ch’è certo si è che tutti costoro errano nell’uso de’ numeri: non ancora conoscono la vera legge dell’armonia, e giá vogliono assegnare a ciascun tono il suo numero: poi sommano, sottraggono, moltiplicano, dividono i numeri, scelgono quei prodotti, quei quozienti che sembrali piú analoghi ad una certa specie di proporzione che si hanno fitta in testa: per l’ordinario preferiscon quelli che sono piú facili a calcolarsi, a riconoscersi, a rammentarsi; e ti dicono: — Ecco la vera legge dell’armonia. — E se quest’armonia non piace? Pazienza! ma i numeri sono infallibili. Amici miei, credetemi: se amiamo la bella musica, buttiamo in mare tutt’i numeri. Si finisce di corrompere un’arte, quando le s’impone una legge che non è e che non può esser la vera, perché non è altro che un gioco della nostra fantasia. La suprema ragione dell’armonia sta nell’orecchio. — Disse, e poi prosegui mostrando come tutti i pittagorici erravano nella divisione de’ toni e come, ad onta di tutt’i loro calcoli, era necessario ora accrescere, ora diminuire le terze, le quinte... Non ti narro tutto ciò che disse; ma parmi che sia pronto a dichiarar una guerra solenne aU’arnionia pittagorica; e ricco, qual egli è, di molto ingegno, chi sa che non la tenti con qualche successo? I nostri figli avranno una setta di piu; ma avranno perciò musica migliore? Ecco ciò che importa. A me intanto pare che Aristosseno abbia un poco di torto. S’egli ammette (i) Vedi TAppendice I.