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«La notte ha esistito un giorno prima del giorno» («). — Non è dogma di filosofia, ina indovinello di tutte le nazioni. «Mixtionem fieri elementorum compositiotie». — Brukero non cita l’autore da cui è tratto questo dogma. Io lo trascrivo colle sue parole medesime, perché non lo intendo. Che conchiuderemo dal racconto di tante favole che si distruggono a vicenda? La prima conseguenza è che tutto è oscuritá e dubbio. Della filosofía di Talete, ai tempi di Aristotele e di Platone, non esistevano che tradizioni oscure e quasi mitologiche. Apparisce ciò chiaramente dalle parole di Aristotele che di sopra abbiam riportate. Che importa che scrittori di molti secoli a lui posteriori abbian con tanta fiducia assicurate tante cose che Aristotele ignorava ed abbian data tanta certezza a quelle cose nelle quali Aristotele non vedeva che dubbi? Non si nega che Aristotele potesse ignorare; non si nega questa specie di argomento negativo tratto dal silenzio di uno scrittore formar una debolissima prova; ma ciò è vero nel solo caso che uno scrittore mostri ignorar l’esistenza della cosa della quale si disputa. Se Aristotele non avesse mai parlato di Talete, l’argomento potrebbe aver qualche forza. Ma egli ne ha parlato, e molto a lungo: ha dovuto dunque istruirsene, leggere, interrogare quanto esisteva. Lo stesso ha fatto Laerzio. Ebbene, nella contrarietá che vi è tra questi due, che diremo? cui presteremo piú fede? A colui nel quale supporremo piú diligenza di ricercare e piú facilitá d’istruirsi. Li due, de’ quali si tratta, sono Aristotele e Laerzio. Decidasi. Diremo che Laerzio e Proclo e Plutarco, lavorando sopra memorie oscure, incerte, favolose, non conoscevano né la storia né le scienze né la natura della mente umana. Ma, quando avremo detto tutto ciò, non avremo fatto altro che cadere in un pirronismo dal quale sará difficile uscirne. Daremo alle fiamme Laerzio ed oblieremo Talete. Ecco la meta alla quale ci conduce la critica adoprata finora. Se vogliam uscirne, è necessario tentare un’altra strada. Forse gli stessi dubbi moltiplicati serviranno di scala a qualche veritá. È impossibile che, in quell’epoca nella quale si dice esser vissuto Talete, i greci fossero tanto ignoranti da non conoscer l’Orsa e quelle picciole veritá astronomiche che diconsi scoperte da lui. (i) Cknsorino, De die natalicio, 23 [C.J