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ciò attribuiscono a Pittagora». — Menagio, commentando questo passo, ci dá molte notizie eruditissime di questa Pamfila. Stanley si occupa a dimostrar che il testo è corrotto e che si voglia parlar del quadrato dell’ipotenusa. A niuno è venuto in mente di far questa dimanda: — Se Talete scopri egli queste due veritá, non è prova che gli egizi, suoi maestri, la ignoravano? e se gli egizi ignoravano tali veritá, che son quasi fondamentali, quanto sapevan di geometria? quanto ne aveano potuto insegnare a Talete? — Piacemi- narrar i tre altri ritrovati matematici che attribuisce a Talete Proclo, il quale crede anche egli aver Talete «viaggiato in Egitto, donde trasportò in Grecia la geometria e l’accrebbe di molte invenzioni, alcune veritá rendendo piú generali, altre piú speciali coll’applicazione». Secondo Proclo, dunque, scopri : 1. che, «se due rette s’intersecano, formano gli angoli al vertice eguali»; 2. che «gli angoli alla base di un triangolo isoscele sono eguali tra loro». Proclo è meno liberale di Laerzio cogli egizi. Questi dá loro tanta cognizion di geometria quanta ve ne è fino alla quarantesimasettima di Euclide; quegli la restringe alla quinta! E, quasi ciò fosse poco, soggiugne aver Talete scoperto anche: 3. che «il diametro divide il circolo per metá»; il che è poco piú di un postulato! Che conchiudere da tutto questo? Che Proclo non sapeva meglio di Laerzio la cagione e gli effetti del viaggio di Talete in Egitto e la storia della geometria egizia e greca, e che ambedue parlavano di ciò che non sapevano. «Callimaco narra aver, giá prima di Talete, Euforbo frigio scoperto tutto ciò che riguarda la scienza delle linee, de’ triangoli, degli scaleni, e Talete averlo solamente promosso e pubblicato». — Quasi che tutto ciò che avea narrato antecedentemente non contenesse alcuna difficoltá, ecco che Laerzio ne regala una nuova ai suoi lettori! «Geronimo rodio ne’ suoi Commentari racconta che, volendo Talete mostrar quanto ad un sapiente sia facile arricchirsi, prevedendo un raccolto abbondantissimo di ulive, lo comprò tutto intero in fiore», ecc. ecc. — Favoletta attribuita a molti, e forse non vera in nessuno. Quando fosse vera, non mostrerebbe altro che un buon senso ordinario, ma una straordinaria e quasi miracolosa ricchezza. Comprar tutte le ulive di Mileto è un fatto molto piú inverisimile che andar fino in Egitto per non impararvi nulla ! «Disse l’acqua esser il principio di tutte le cose, e tutto il mondo esser animato e pieno di demòni». — Cicerone attesta anche