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vio, il quale attribuisce a Pittagora la scoverta della proprietá del quadrato dell’ipotenusa, ed a Platone la scoperta del modo di costruire geometricamente un quadrato doppio di un altro quadrato dato. Il teorema dimostrato da Pittagora ed il problema sciolto da Platone formano una sola proposizione, ed è impossibile che tra la dimostrazione del primo e la soluzione del secondo vi sian corsi per lo meno dugento anni. Vitruvio dunque è in errore. Ond’è nato l’errore? Dai libri stessi di Platone, il quale adopra una volta la soluzione di quel problema come un esempio di logica. Non dice però Platone di esserne egli l’inventore. Conseguenza che da ciò se ne deduce sul modo col quale i greci posteriori hanno scritta la storia della filosofia. Altro esempio tratto da Diogene Laerzio. Analisi della storia ch’egli ci dá di Talete. Si dimostra contraddittoria in tutte le sue parti, impossibile. Alcune conseguenze tratte da questo esempio. In Grecia fino all’etá di Socrate non esisteva vera filosofia, perché non esisteva ancora neppure linguaggio filosofico. La filosofia ch’esisteva era quella che Vico chiama «sapienza poetica», eh’è la filosofia de’ popoli ancor barbari. Influenza di Platone e di Aristotele sulla lingua della filosofia greca. 6. Ammesso dunque una volta un legame ed un ordine necessario tra le idee che compongono una scienza, ne viene per conseguenza che, dimostrato una volta che un uomo o una setta conosceva (ripeto lo stesso esempio di prima) la cinquantesima proposizione di Euclide, è certo egualmente che dovesse conoscer anche la quarta. Alcuni esempi. Falsitá dell’opinione di coloro i quali attribuiscono ad Enopide di Chio la soluzione di alcuni problemi. Osservazioni sopra Zenodoro, il quale confutò l’errore, comune, dicesi, in que’ tempi, di credere che le figure diverse, le quali aveano perimetro eguale, avessero anche eguale superficie. Conseguenza: cosa si deve intendere quando gli scrittori greci attribuiscono a taluno la scoperta di una veritá? Alcune osservazioni sopra le scoperte attribuite a Pittagora. 7. Se mai uno scrittore posteriore attribuisce ad un altro piú antico la scoperta della cinquantesima proposizione di Euclide, e poi o egli stesso o un altro gli nega la cognizione della quarta, in questo dubbio io crederò alla prima assertiva e non giá alla seconda. Si noti che questa contraddizione non può venir da uno scrittore che abbia ingegno ed erudizione. Almeno nel caso nostro è cosí, perché queste contraddizioni non ci vengono né da