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Riteniamo gran parte di quella antica lingua ne’ riti della religione e delle leggi; rapprendiamo come necessaria al sacerdote ed al magistrato; come istrumento di vicendevole comunicazione tra i vari popoli che abitano l’Italia. Ciascun popolo intanto corre verso una nuova lingua; c, discostandosi qual piú qual meno dall’antica, avvicinandosi qual meno c qual piú alla nuova, pare che presentemente ciascuno abbia una lingua diversa. La lingua nuova non si è formata ancora, e forse non si formerá se non quando l’Italia sará di nuovo riunita sotto un solo impero. Lo stesso è avvenuto in Grecia. Tu devi ben rammentare che la tua stessa Atene è stata abitata dai tirreni, i quali vi han parlata la stessa lingua dell’Italia b). Né ti deve esser ignoto che questa stessa lingua parlasi anche oggi in Imbro, in Lenno ed in qualche altra isola dell’Egeo (*>. Poco prima dell’epoca della guerra di Troia, quella vostra antica lingua incominciò a cangiarsi. Vedi le memorie di tal cangiamento in Omero, il quale tanto frequentemente rammemora gli uomini «barbarofoni» ed «articolatamente» parlanti. Tutto della latina) prima si corrompe; poscia la corruzione cresce per gradi e nasce una lingua mezzana, simile a quella che noi abbiam chiamata «lingua romanza»; finalmente nasce la lingua nuova italiana. Ecco perche Ocilo, sebbene vivesse nel quinto secolo di Roma, parla di questo cangiamento come di un avvenimento di dieci secoli prima. È un letterato del deciinoquinto secolo il quale parli della lingua del secolo di Augusto. Ocilo, per altro viveva in un secolo, nel quale la lingua nuova non erasi ancora ben formata, ma i vari popoli d’Italia ritenevano (come sempre avviene) qual piú qual meno della lingua antica. Gli etrusci ne ritenevan forse piú di tutti ; forse que* che ne ritenevan meno erano i romani ; ed ecco perché questi spedivano i loro figli da quelli per apprendere una lingua, la quale, siccome la latina ne* secoli dí mezzo, era indispensabile pel sacerdozio, per la curia, pel fòro. Non c improbabile neanche che nell’Etruria vi fossero scuole o migliori o piú comode per ragione della vicinanza. Finalmente per tal modo si spiega come inai popoli, i quali parlavano la stessa lingua, avessero spesso bisogno d’interpreti. L’unitá della lingua è effetto di molti secoli, di unitá di governo, o almeno di molto vicendevole commercio. Esistono carte scritte nel deciinoterzo e deciiuoquarto secolo in lingua volgare in varie regioni d’Italia. Paragoniamole tra loro, e vediamo se ciò, ch’era scrítto iti un luogo, poteva intendersi in un altro. Sono tante lingue diverse; e, prima che sorgesse quella lingua italiana che il gran genio di Dante, con tanta esattezza di nome, chiamò «aulica», il commercio vicendevole de’ vari popoli avea bisogno della lingua latina o di un interprete. (1) Guarnacci, Origini italiche , voi. n. (2) Idem.