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puoi dire senza timore di errare: — Questo colore è rosso, e quest’altro è giallo; — ma, simile ad un dipintore eccellente, mesce i vari colori tra loro, e passa dall’uno all’altro con mezzetinte finissime e quasi insensibili, in modo tale che tu corri coll’occhio, senza avvedertene, dal sereno azzurro, che ancora tiene le parti occidentali del cielo, al dolce color di rosa onde l’aurora abbellisce l’oriente, e da questo al nero colore della notte che ancora domina nelle valli inferiori. Dalle alpi le piú occidentali fino alle sponde del Ximoenta e del Xanto io non veggo che una lingua sola, divisa in tante mezzetinte insensibili, ma che ai due estremi producon quasi due lingue diverse. Voi contate quattro dialetti ; quattro o cinque altri ne contiam noi ; ed il piú occidentale de’ vostri è quasi simile al piú orientale de’ nostri. Un lucano non ha d’uopo di alcun interprete in Taranto: ben ne avrebbe bisogno un romano. Pare che la differenza de’ dialetti sia stato effetto della fisica divisione della terra e cagione della divisione politica de’ popoli. I nostri dialetti principali sono il lucano, il sannitico, il latino, 1’etrusco: pari numero tu trovi di federazioni politiche. Riunisci questi vari popoli con un centro comune. Le picciole differenze svaniranno, e di tanti dialetti avrai una lingua sola. Non sei tu persuaso che avverrebbe lo stesso in Grecia, se, posto fine una volta alla rivalitá di Atene e di Sparta, questa non isdegnasse di adoprar l’accento e le parole attiche, e quella non arrossisse di usar modi dorici? Or ciò, che in Grecia potrebbe avvenire, in Italia è giá avvenuto. Una volta tutta intera l’Italia ha parlato la stessa favella, perché era riunita sotto lo stesso imperio. L’imperio si sciolse, e la lingua (com’era inevitabile) si cangiò. Ti parlo di avvenimento di dieci in dodici secoli indietro W. (0 È indubitato cbe ai tempi di Numa vi fu in Italia un cangiamento di lingua (Fkstus, ad v. Bilingui i). È indubitato egualmente che questa antica lingua, di cui molte parole si ritrovavano nella religione e nelle leggi, ai tempi di Cicerone e di Varrone non s’intendeva piú (vedi gli autori citati nelle due dottissime opere di Lanzi e di Marini sulla lingua etrusca e suiti fratelli arvali). Ora è impossibile che questo gran cangiamento avvenisse in un istante. Una lingua (come è avvenuto