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piú larghe o piú strette; un «1», un «m», un «n», un «r», battute con maggiore o minor forza, talché nella scrittura se ne vegga il numero ora accresciuto ora diminuito; una desinenza variamente temperata, secondo il vario senso di armonia che hanno i diversi popoli, talché ora abbondi una vocale ora un’altra, ed ora le vocali predominino ora le consonanti, sono leggiere differenze, dalle quali non si può dedurre la differenza intera delle due favelle. Non esistono due soli uomini sulla terra i quali abbiano la pronunzia medesima, perché non possono due uomini diversi avere gli stessi organi. Dipendono in gran parte tali differenze dalla natura delle regioni, de’ siti piú o meno montagnosi, dal cielo piú o meno dolce, nel quale vivono gli uomini che parlano una lingua. Voi stessi greci non avete voi quattro dialetti, i quali dir si possono quattro favelle diverse? Un uomo di Efeso, che capita in Atene, non è forse, alla prima parola che pronunzia, riconosciuto per forastiero dalla piú sciocca rivenditrice di cicorie e di porri che sia nel Pireo? b). E se il commercio tra Efeso ed Atene fosse meno frequente di quello ch’è, non credi tu che la cicoriara ateniese avrebbe bisogno di un interprete per intendere l’ospite efesio? Vedi dunque quale è l’indole delle lingue. Una picciola parte dipende dalla natura, e questa è forse diversa in ogni uomo nonché in ogni popolo. Un’altra grandissima dipende dal consenso degli uomini, i quali stabiliscono per convenzione e la scrittura e l’armonia, e creano da per loro stessi tutte quelle parole, le quali o esprimono le cose che gli uomini non conoscono se non per lo sviluppo della specie, o non esprimon cose le quali sien fuori di noi, ma bensí gli affetti e le idee che sono entro noi stessi. Tieni gli uomini separati, e le lingue, che in origine eran simili, diventeranno diverse: tienli uniti, e le lingue diverse diventeranno simili. La natura non ha divise e distinte le lingue come un venditore di colori che li tiene in tanti bossoli diversi, talché tu (i) Avvenne a Tcofrasto. I nostri ellenofili a questo fatto alzan le mani al cielo, ed esclamano: — Qual popolo dovea esser mai l’ateniese, dove una femminuccia trovava a censurar Teofrasto in fatto di eleganza di lingua ! —