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Le trombe sacre suonano. Tutto il popolo si move in ordine per la solenne processione verso il tempio della dea. Precedono que’ giovinetti che ancora non possono trattar le armi, e seguono la statua di Marte: muovono ultimi, accompagnando la statua della Vittoria, que’ prodi che l’han resa propizia a questo popolo col sagrifizio de’ loro anni piú belli o di una parte della propria vita. Odi come profondamente risuona nell’animo il canto maestoso di quell’inno che i sacerdoti sciolgono alla dea protettrice delle nozze e del Sannio ! Odi cantar come per lei sorrise la prima volta sulla terra l’amore, quando, ricomposta l’antica confusione delle cose, la luce del cielo fecondò il suolo e, disseccate le infinite acque che lo ricoprivano, reselo soggiorno atto alla vita degli uomini. — Da te viene, o diva, quello spirito vitale che porta sulle ali sue e le piogge fecondatrici ed i venti e le ore e le stagioni, destinate dal padre Giove al l’ali mento, all’utile fatica ed al riposo de’ mortali. Tu siedi nel cielo moglie di Giove. Talora ti piace passeggiar sulle cime del Matese, involta tra le nere nuvole che addensa il vento vorticoso del mezzogiorno: il lampo ti precede, le nubi scrosciano sotto i tuoi passi, ed o si sciolgono in acque fecondatrici o, rotolandosi l’una sull’altra per le selvose spalle del monte, si stendono ampiamente in nebbia per le vaste pianure che irrigano le onde del Tiferno, del Volturno e del Calore. Ma, in questo giorno solenne, tu scendi, regina e madre, tra un popolo che ti adora, e ti piace stringer di tua mano i santi nodi, compimento di quelle promesse che tu stessa desti ai nostri antichi padri, quando, salvati dalla distruzione che la giustizia di Giove avea fatta di tutte le cose, si riuniron la prima volta sulle sponde de’ nostri fiumi. Le menti erano ancora ingombre dal lutto, dall’orrore, dalle moltiplicate immagini di morte; i cuori ancora turbati dal pavore, dal dubbio, dal sospetto: l’uomo era agli occhi di un altro uomo piú terribile del lupo che divora le nostre gregge. Alle sponde de’ fiumi e sul margine de’ sacri fonti, si videro, c parlaron le prime parole di amicizia e di pace: le timide verginelle vennero ad attigner l’acqua e vi bevvero l’amore. Ma esse eran la