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i quali hanno piú energia, sien quelli appunto i quali abbiati piú bisogno di migliori leggi. Per essi non vi è via di mezzo: o le leggi li renderanno ottimi, o la naturai energia li fará pessimi. I popoli, al contrario, presso i quali debole è l’energia individuale, piú facilmente si lasciano condurre, seguono piú l’uomo che le leggi, e fanno piú spesso colla sola forza del numero delle grandi imprese. Se paragoni uomo ad uomo, troverai che gli uomini di un popolo avvilito spesso vagliono piú degli uomini di un altro popolo vincitore; ma essi non possono far nulla di bene e fan tutto male, perché hanno maggior bisogno di buoni ordini, ed i buoni ordini sono rarissimi. Ed in questi buoni ordini io fo consistere tutta la virtú pubblica, senza la quale o non vi è virtú privata o, se vi è, è una falsa specie di virtú, la quale tutta consiste nel non fare. E di virtú pubblica piú che ogn’altro popolo han bisogno i miei sanniti, perché hanno naturalmente moltissima energia; ed appunto perché ve ne ha molta, e non vi è mente e consiglio che la diriga, si consuma in civili discordie, in deliberazioni piú funeste delle stesse discordie, in vicendevoli prepotenze tra cittá che voglion dominare su le altre cittá, e cittadini che voglion dominare sugli altri cittadini... Insomma ne mancano gli ordini pubblici, i quali dirigano l’energia de’ privati: la cittá non ha virtú, perché non ha energia; e quell’energia, che hanno i privati, si rivolge tutta a distruzione della cittá. Ecco di che noi ci dovremmo occupare prima di pensare ad alleanze. Ma, siccome gli uomini nelle loro disgrazie a tutt’altro piú facilmente s’inducono che ad emendare i propri vizi, cosí le cittá nella loro debolezza tutt’altro tentano fuorché migliorare i propri ordini. Perciò i mali cosí degli uomini che delle cittá sono tanto difficili a guarirsi. Gli uomini molto facilmente ammirano la fortuna altrui, per non esser costretti a rispettarne la virtú; e di loro stessi piú facilmente s’inducono a confessare di essere sventurati che stolti o viziosi.