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LXV

Continuazione

[I pranzi degl’italiani — I clienti — Il «mediastutico > — Le leggi di Numa Pompilio e la filosofía pitagorica — I libri di Numa, conservati gelosamente dal senato — Altro nome, arcano, di Roma — La legge delle XII Tavole — Favoloso l’invio dei legati in Grecia e favolosa la venuta a Roma di Ermodoro d’Efeso — Analogie tra le XII Tavole e le antiche leggi regie — Tre quarti del diritto delle XII Tavole non può essere stato imitato da leggi greche — Fatto vero è che i romani contano solo gli anni di Roma e fanno il mondo fanciullo — La civiltá italica è molto anteriore alla fondazione di Roma — L’antico impero etrusco e sua decadenza — Immigrazione gallica nell’ Italia settentrionale e rimbarbarirnento dei costumi — Origine di Roma.]

Gl’italiani mangiano quattro volte al giorno; ma quel mangiare che le altre volte sembra destinato alla refocillazione del corpo, la sera è destinato al sollievo della mente. Noi abbiam consacrato all’amicizia il pranzo: gl’italiani le han consacrata la cena. Un larte sannita vuole aver la sera intorno a sé i suoi amici. Si mangia per l’ordinario nel peristilio della casa* 1 ), in quell ’istesso luogo nel quale il larte ha passata la mattina ad udire i suoi amici, i dipendenti della sua famiglia. Imperciocché tu devi sapere che ciascun larte sannita, ciascun patrizio romano, un ottimate italiano insomma, si reca a pregio l’aver molti dipendenti, che i romani chiaman «clienti»; e vi è un sacro vicendevole patto, il quale obbliga l’ottimate a soccorrere, sia coll’autoritá, sia colla forza, sia coi consigli, il plebeo in tutte (i) Fragni? nt a vettris hiztoriac .