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un impero moderato conservò, nudri e quasi educò a libertá piú durevole e piú felice1.

Ma la mutazione, che Bruto avea fatta nello Stato, era tutta oligarchica2. Servio Tullio giá avea preparato gli animi e le cose ad un tale avvenimento, facendo preponderare nelle assemblee il voto degli ottimati. Finché vi fu un re, questa preponderanza fu utile a moderar il regio potere: tolti i re, l’autoritá, non piú bilanciata, del senato divenne signoria, e gli ottimati rimasero principi.

Tutto il potere era del senato, composto da ottimati. Principali ministri del senato erano i consoli negli affari civili: ne’ religiosi i pontefici e gli áuguri, anche essi sempre ottimati: i plebei non aveano né religione, né augúri, né nozze, né magistrati.

Quindi avvenne che, obbliata la memoria de’ mali passati, il popolo incominciò a sentire i presenti. Mentre ancora vivevano i Tarquini, mentre la libertá di Roma era ancora incerta, mormoraron quanti in Roma vi erano dissoluti giovinastri, figli di patrizi, avvezzi a lussureggiare ed a soverchiare in compagnia de’ figli del re; e dicevano il nuovo ordine esser intollerabile: il re esser uomo, e dar luogo alla giustizia ed alla grazia, allo sdegno ed al perdono, e distinguer l’amico dall’inimico; ma le leggi esser sorde, inesorabili, piú utili al povero che al ricco, né conoscer grazia o perdono. E chi mai, in tanta fragilitá umana, potea confidar di vivere sempre innocente? Estinto ogni timor de’ Tarquini, i padri abusarono del loro potere, e la plebe mormorò a vicenda con queste parole: — Che abbiam noi guadagnato? Invece di un sol re, ne abbiamo due, ne abbiamo cento: noi sempre miseri, sempre oppressi da’ debiti... Quelle stesse leggi, che sotto l’autoritá de’ re mettevano in salvo la nostra vita, oggi per ragion di pubblica sicurezza tacciono. E chi sa se si rinnoveranno mai piú? Era pur prima concesso al cittadino, condannato dai giudici a pena capitale, provocare al giudizio

  1. Livius, ii, 1.
  2. Vico, Scienza nuova; Filangieri, ecc.