Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/101

costretti a comprar l’olio dagli abitatori delle terre vicine al mare. Il mio amico Licinio ha voluto introdurre l’ulivo nella sua patria. Egli era cittadino di Venafro. Dopo lunghe ricerche, tra le tante specie di questa utile pianta, ne ha ritrovata finalmente una capace di sostenere il freddo delle paterne montagne; e l’olio di questo ulivo non cede all’olio de’ salentini e de’ tarantini ú). • Voi forse talvolta passerete per Venafro. Vedrete le petrose falde delle Mainardi ricoperte dell’albero sacro a Minerva. Dimandate a quegli abitanti qual nome essa abbia. Tutti vi risponderanno; — Licinio! — Quando sarete al sesto miglio di lá da Venafro, sulla via che conduce a Capua, nel sito appunto ove il Durone scarica le sue poche acque nel Volturno, voi vedrete una colonna, sulla quale vi leggerete queste parole: «Questo monumento i buoni cittadini di Venafro hanno innalzato all’ottimo loro concittadino Quinto Licinio, il quale, il primo, ha introdotto nelle terre venafrane l’utile ulivo. Verrá un tempo, o passaggiero, e questo monumento non vi sará piú; sará stata anche Venafro, e delle sue leggi e delle vittorie de’ suoi figli la fama ne parlerá appena, simile al vento che bisbiglia tra le vallate di Picino. Ma noi abbiam imposto il nome di Licinio all’ulivo, ch’era suo dono, onde i posteri possano rammentarne il donatore, anche quando il tempo avrá distrutto il nostro monumento e la nostra cittá, ed avrá fatto obbliar le sue leggi e le sue armi». Giovani che amate la gloria! ditemi: qual gloria può mai eguagliar quella di Licinio? <*>. — (i) Su tutto quello che si è detto fui qui, vedi Plinio, xiv ad xvm; Appendice IL (a) Non vi è piu Venafro né Roma, e Pulivo ritiene il nome di Licinio.