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76 PLATONE IN ITALIA

gridi di gioia? vedete quei due legni, che con vento si favorevole, con auspici tanto felici, sciolgon le vele? Infelici, ignoranti del loro destino! Di quei due legni, uno non rivedrá la patria. — Ecco uno de’ miracoli che si attribuiscono a Pittagora. Che ha mai detto egli di piú di quello che avrebbe potuto dire e che avrá detto mille volte in sua vita ciascuno di noi? Nulla: il miracolo è nelle sue frasi, e l’ammirazione è nella nostra fantasia.

Talora il piú mirabile di un’azione è l’a proposito. In molti miracoli non ve ne è altro. Pittagora sapeva conoscerlo ed usarne. Spesso un semplice paragone gli serviva di miracolo. Cosí, per esempio, narrasi di lui che era in Agrigento insieme con quell’Abari, che si diceva figlio di Apollo iperboreo, che viaggiava per l’aria a cavallo ad una freccia, che ha fatti egli solo piú miracoli che dieci Pittagora1. Si dice che a quest’uomo solo Pittagora avesse rivelato il segreto della sua discendenza da Mercurio ed avesse mostrata la sua coscia d’oro. Non vi tratterò su queste cose, che io non voglio né negare né affermare. Abari godeva fama di uomo santo e dotto nella cognizione de’ riti religiosi; sebbene non manchi chi creda che egli avesse piú superstizione che religione, poiché mostrò sempre piú cura dei riti che delle virtú. Abari dunque e Pittagora erano insieme in Agrigento, nel tempo appunto che vi regnava Falaride. Abari predicava la santitá de’ riti, e Pittagora la santitá de’costumi; Abari avea piú cura degl’interessi degli dèi, e Pittagora piú di quelli degli uomini. Avvenne quel che dovea avvenirne. Abari, il quale moltiplicava le espiazioni, fu piú accetto a Falaride di Pittagora, che moltiplicava i rimorsi. Accarezzato sulle prime, perché anche gli scellerati carezzati sempre la virtú e la sapienza, finché sperano di poterla comprare (i soli stolti la disprezzano); quando si conobbe che la sua virtú resisteva ad ogni seduzione, fu temuto, ed il timore lo rese odioso. — Gli scellerati son potenti — gli diceva Abari: — essi ti perderanno. — Non mi perderanno — rispondeva Pittagora, — se gli dèi non vogliono. La mia vita è in mano degli dèi: essi son

  1. BAYLE, Dictionnaire, ad. v. Abaris.