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Platone a Critone1

[Guerre e paci di altri popoli, discorsi preferiti dei perditempo — Ignorano e dispregiano le cose della propria patria — Delle nazioni straniere parlano a orecchio e spropositando — Si lascino pur chiacchierare: riveleranno, cosí, da sé la propria stoltezza — Abbondano dopo le turbolenze civili — Discussioni dei tarantini sulla forma di governo loro conveniente — Consigli di Platone — Non trascurare gli affari domestici per ciarlar troppo dei pubblici — Non desiderare cose inconciliabili: p. e., i piaceri sensuali e la virtú militare — Non {stuzzicare con la boria nazionale popoli piú potenti — Non insolentire contro i propri governanti — Né sospirare di continuo per un governo migliore — Ma Platone è ritenuto dai tarantini maestro di tirannide.]


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Quando hai conosciuti i savi ed i matti di una cittá, non hai conosciuto ancor tutti i cittadini. Vi rimane una classe mezzana, che è la piú numerosa, ed è composta di coloro i quali, essendo matti, non parlano, non trattano che cose, le quali dovrebbero esser riserbate ai savi. Nel portico di Falanto si ragunan tutti i giorni molti, la cura principale de’ quali è di ragionar della guerra e della pace di tutt’i popoli della terra. Quando sei tra loro, ti par di essere in un concilio di re. Battaglie vinte e perdute, capitani premiati o puniti, province e regni dati e tolti, son la materia

  1. Questa lettera sembra non essere intera.