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26 PLATONE IN ITALIA

l’utile cangiamento, che tanto oggi distingue le donne italiane da quelle che abitano di lá dal Ionio. Prima, in queste cittá si tenevan le donne come tra noi. Pittagora vide quanto importasse alla riforma del pubblico costume il nobilitar la condizione di moglie e di madre; quanto importasse allo stabilimento della sua setta il guadagnar le donno. Guadagnò queste, offrendo loro quella condizione civile che non aveano; e riformò i costumi, rendendole, con bene istituita educazione, degne del nuovo loro grado. Una di queste due cose, che Pittagora non avesse saputo fare, avrebbe prodotto piú male che bene. Né mai riformator di cittá e di religioni giunse al suo intento, se non seppe guadagnar gli animi delle donne, le quali, come dotate di spiriti piú mobili e piú pieghevoli e di piú calda fantasia, e risentono e comunicano piú facilmente l’entusiasmo necessario nelle grandi riforme. Né lei donne innalzate a nuova condizione, senza una conveniente educazione, avrebbero potuto usarne lungo tempo e con vantaggio della cittá. Nulla vi è di peggio di uno, cui la natura e l’educazione han dato un animo di schiavo, e la cieca fortuna spinge a comandare.

— E che m’importa — dirai tu — saper ciò che Pittagora fece, ciò che si fa in Sparta, ciò che tu vorresti, ciò che si dovrebbe fare? Parlami di Mnesilla. — Tu hai ragione: questo ragionamento, se non è troppo lungo per un filosofo, è lunghissimo per un innamorato. Ma, se ti ricordi ciò che Socrate diceva, cioè che la filosofia non ci deve abbandonare in nessuna delle piú leggiere occasioni della vita, perché nessuna ve ne è in cui non ci possa esser utile, tu trarrai da questo mio lungo discorso cagioni di divenir migliore e mezzi per guadagnare il cuore di Mnesilla.

Ricordati di non essere piú in Atene, ove un contratto tra tuo padre ed il padre di lei ti porterebbe in casa una giovane che tu non conosci e che non ti ama. Mnesilla, se la vuoi, devi conquistarla tu stesso, devi meritarla. Essa giudica per se stessa di chi è degno dell’amor suo. Riguardala come riguardaresti quell’Aspasia, innanzi a cui Socrate spesso taceva e