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introduzione 45

Storico per ben giudicare i fatti, Navarrete, cui non mancavano cariche e onoranze, spingeva sino all’adorazione il suo rispetto per la Maestà reale: indispettito della sincerità del Bossi, e sopratutto del suo traduttore francese, il qual ha ricordato brevemente l’ingratitudine di Ferdinando il Cattolico verso Cristoforo Colombo, si assumette scolpare il più ingrato, calunniando il più generoso degli uomini: la vendetta armò la sua penna: nel corso delle sue investigazioni, Navarrete non aveva trovato nulla che facesse sospettare le tresche di Colombo con Beatrice Enriquez: tutte le annotazioni da lui raccolte mostravano Fernando Colombo qual figlio legittimo dell’Ammiraglio dell’Oceano: la calunnia di Spotorno gli porse un’arme.

Da questo punto fu inaugurato un intero sistema di accuse. Colombo ha abbandonato di nascoso il Portogallo per ingannare i suoi creditori. S’egli ha mostrato una gran pazienza a sopportare i ritardi che la Corte di Spagna frappose avanti approvare il suo progetto di scoperte, questa costanza, questa forza d’anima, attribuita alla fermezza della sua fede cattolica, è riconosciuta muovere da causa segreta; Colombo amava alla follia una bella donna di Cordova, da lui resa madre: per conseguenza le apparenze religiose in lui non erano che scaltrezza; si conformava esteriormente alle abitudini della Corte a que’ dì molto severa sui costumi. Ammessa l’ipocrisia, Navarrete prosegue pettoruto ad accusare l’avidità insaziabile di Colombo, e pare ammetta altresì alcuni atti di slealtà e di prevaricazione. Facendo violenza al racconto di Oviedo, vecchio nemico di Colombo, suppone delitti non qualificati, colpe nascose per le quali si cercava di punirlo evitando ogni pubblicità: indi vengono le accuse di violenza e di crudeltà. Il servile cortigiano ha calunniato Colombo più che seppe e potè, per esaltar meglio la clemenza del re Ferdinando, il qual, a suo dire, feceli grazia, lo trattò con favore.

Navarrete si arrogò poscia di giudicar Colombo sotto il punto di vista della filosofìa della storia. Egli trova che i suoi difetti furono l’opera propria della fragilità umana, e probabilmente dell’educazione che ricevette, della carriera che abbracciò e del paese ove nacque, paese in cui il traffico formava il ramo