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capitolo quarto 49

per puro capriccio, influiva perniciosamente sui Castigliani rimasti fedeli, i quali, sebbene fossero meno crudeli, non erano però meno vili e infingardi, senza timore di Dio, vivevano colle loro concubine ed avevansi ciascuno due o tre schiavi Indiani; nondimeno le cose si potrebbero rimettere in buono stato, se per la protezione dei Re, cessassero i mali effetti dell’invidia contra le sue imprese, e gli uffici della marina si astenessero dall’infamare le Indie, e dal ritardare ogni spedizione di affari e di navi, come avevano fatto in occasione della partenza della sua squadra; il qual ritardo aveva cotanto gravemente pregiudicata la colonia durante la sua assenza: conchiudeva che da Siviglia era stato portato alle Indie il fermento di tutti i disordini.

Dopo di avere così sinceramente dichiarato il male e la sua sorgente, l’Ammiraglio indicava il modo di rimediarvi.

Conveniva prorogare di uno o due anni ancora la facoltà concessa ai coloni d’impiegare al loro servizio indigeni fatti prigionieri di guerra. Ad eccezione delle vesti, degli equipaggiamenti e del vino che bisognerebbe portar dalla Spagna, il rimanente degli oggetti necessari alla vita sarebbero tratti dal suolo: egli preparava pel lavoro degli indigeni una gran copia di cassave, alimento a cui i Castigliani erano già abituati. Le patate, e le varie radici conosciute sotto il nome generico di ajès, abbondavano per tutto: i fiumi erano in gran numero e copiosi di pesci: i polli, i maiali si moltiplicavano prontamente. Animali, detti utia dagl’indigeni, più succulenti dei conigli, vi crescevano a tale che un solo cane, condotto da un cacciatore, ne pigliava da quindici a venti ogni giorno. Le vettovaglie erano, quindi, assicurate; rimaneva unicamente da ottenere che i cristiani vivessero da cristiani.

Perciò, intendeva di rimandare ad ogni partenza delle caravelle per la Castiglia, cinquanta indomiti e viziosi, che sarebbero surrogati da un numero eguale di agricoltori onesti. Al tempo stesso si condurrebbero dalla Spagna Religiosi di merito per lavorare alla conversione degli Indiani; e particolarmente alla riforma delle inclinazioni viziose de’ cristiani indegni di

Roselly, Crist. Colombo, T. II. 4