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284 libro quarto

gli ostacoli messi fuori dagli uffici nella spedizione di tutti gli affari che lo risguardavano, e mandava egli stesso alla corte i fogli regolari di pagamento fatti dal suo fedele Diego Mendez.

Ma questa energia di suppliche in nome dell’umanità e della giustizia non veniva impiegata da lui pe’suoi propri interessi: si limitava a ricordare i suoi servigi e gli obblighi che la corona aveva contratti verso di lui. Egli aveva fatto tutto quello che il suo stato permetteva di fare. Fin dal suo arrivo a Siviglia, aveva scritto ai Re per annunziare il suo ritorno, e prendere i loro ordini. In tale occasione il re Ferdinando disse a suo figlio don Diego, guardia del corpo, cortesie, che, nella sua purezza di cuore il giovine credette sincere e trasmise al padre. Ma nel mandare al Re il suo dispaccio, l’Ammiraglio aveva aggiunto una memoria in forma di «lunghissima lettera» sull’amministrazione delle Indie, nella quale esponeva qual era propriamente lo stato della colonia, l’origine dei mali, e indicava quali rimedi fossero indispensabili: alla qual memoria non fu data risposta.

L’Ammiraglio scrisse di nuovo e inutilmente.

Il 12 dicembre, indirizzò una nuova lettera al Re, la qual pare che non abbia avuto miglior sorte delle precedenti.

La sciagura che aveva percosso la Spagna poteva aver fatto trasandare queste lettere dell’Ammiraglio; ond’egli non s’insospettì di tal silenzio: scrisse ripetutamente a suo figlio Diego, che instasse per ottenere risposta.

Ma tutto fu vano.

Nonostante quel silenzio del Re, venuto a sapere da qualche persona degli uffici di Siviglia, probabilmente da Francesco Pinelo, che si volevano in breve fondare tre vescovadi nelle Indie1, dimandò di essere udito: prima che si decidesse definitivamente tal cosa.

Anche a ciò nessuna risposta.

Nel dicembre, Colombo scrisse di nuovo a suo figlio: e non si ristrinse a questo solo il desiderio dell’Ammiraglio. Seppe dalla voce pubblica che le presentazioni erano state fatte e gra-

  1. Acá se diz que se ordena de enviar ò facer tres ó cuatro Obispos de las Indias.” — Lettera di Colombo del l.° dicembre 1504.