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120 libro terzo

rito in guisa ben maggiore del governatore a titolo perpetuo ed ereditario.


§ IV.


Ma le diffidenze e le volgari gelosie trovavano chiuse le vie al gran cuore di Colombo. Mentre veniva allestita la flotta, egli, nel suo ritiro, immerso nello studio e nella preghiera, aveva perduto di vista gl’intrighi della corte e le meschine agitazioni del mondo. Un’ambizione più ardita faceva palpitare il suo cuore. Non gli bastava di avere scoperto il Nuovo Mondo, rimanevagli di ricevere il prezzo delle sue fatiche.

La gloria umana era impotente a rimunerarlo: Colombo aspettava la sua ricompensa da più alta parte: egli sperava che, mettendo il colmo a’ suoi favori, Dio si degnerebbe concedergli la liberazione del Santo Sepolcro, fin allora rifiutata agli sforzi delle Crociate.

È noto, che tal era sempre stato il voto costante di Cristoforo Colombo. Dopo questo terzo viaggio, nel quale l’Ammiraglio aveva aumentato di un’altra metà lo spazio della terra, er’egli impaziente di recare ad effetto quell’eroico disegno. Ricoverato presso de’ suoi amici Francescani di Granata, e poscia nel pittoresco monastero de’ Francescani di Zubia, costrutto sul teatro della guerra, in memoria della scaramuccia della Regina1, donde lo sguardo abbracciava ad un tempo l’estensione della Vega, maraviglia della vegetazione europea, e l’Alhambra e l’Albacyn, prodigi dell’architettura araba, egli viveva studiando il capolavoro di san Tomaso d’Aquino, si pasceva deliziato delle Sante Scritture, aspirava nelle rivelazioni de’ Profeti e nell’elevazioni del Salmista il profumo esoterico del testo, tentava scoprire, sino al fondo delle imagini apocalittiche, alcuni raggi luminosi, che sperava avessero a rischiarare la que-

  1. La sola importante battaglia avvenuta nella pianura di Granata durante l’assedio della città, impegnossi improvvisamente, in occasione d’una passeggiata della Regina Isabella sul colle di Zubio; questa giornata denominossi la scaramuccia della Regina.