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110 libro terzo

schiavo; laddove il vescovo ordinatore della marina, primo autore di tutte le calunnie sparse contra l’Ammiraglio, ne possedeva dugento, di cui un frate francescano, il cardinale Ximenes, l’obbligò a spogliarsi. Ritiratosi Ximenes dal ministero, il vescovo ordinatore Fonseca si fece restituire dal Re quella proprietà anticristiana.

Ricordisi poscia ch’era vietato rendere schiavo un indiano battezzato; indi, che l’Ammiraglio non permetteva neppure ai Castigliani di lavorare alle miniere senza certe condizioni religiose. Unqua sotto la sua amministrazione gli Indiani furono costretti ad estrarre l’oro dalla terra. Rispettando il modo di governo stabilito fra loro, non volle mai invertire l’ordine esistente, elevare ai cacichi i loro sudditi naturali. Solamente, quando, dopo ribellioni o misfatti doveva punire i cacichi, invece di mandare tutti i rei in Castiglia, secondo il rigore del diritto, imponeva loro gravezze di viveri o d’altro a profitto della colonia: i cacichi puniti dovevano fornire un numero d’uomini, che lavoravano pel governo Spagnuolo un giorno o due per settimana in opere di pubblica utilità.

Talvolta l’Ammiraglio propose di surrogare col mezzo di questi lavori il pagamento dell’imposta; il qual cambio fu liberamente accettato. I cacichi soddisfacevano di buon grado a questa tassa ch’essi medesimi esigevano dai loro sudditi. Gl’Indiani designati dai cacichi a quell’uopo non cessavano per questo di appartenere ai loro sovrani naturali: la loro dipendenza e la loro libertà non pativano menomamente per siffatto lavoro periodico: solamente si abituavano a riunirsi, a lavorare insieme: le loro relazioni cogli Europei potevano agevolare la loro iniziazione al cristianesimo.

Questo pubblico servigio non era schiavitù, somigliava alle odierne prestazioni comunali, le quali non degradano chichessia. Ma i governatori surrogati all’Ammiraglio, in dispregio d’ogni diritto, falsando il principio e lo scopo di tal prestazione, con-

    Ximenes, l’obbligo a privarsi. — Il P. Charlevoix, Storia di San Domingo, lib. V, p. 537, in-4.— Quando il cardinale ministro si ritirò don Juan Fonseca il Re e si fece restituire questa proprietà antichissima.