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ed i valori morali 235

vativa, e la guerra, forza rinnovatrice, coagiscono, ripeto, a conservare e continuare ciò che deve essere conservato e continuato. L’una opera nel modo che dall’altra è fatto necessario. E tutte e due compongono il ritmo ferreo della pace e della guerra che fa il verso della vita. Meglio si vede nella formazione degli imperi che sono prodotto della guerra e della pace. La Tripolitania tendeva a morire, la nostra guerra la rinnuova. Ma con la guerra di conquista noi tendiamo alla pace, perchè questo è il ritmo; tendiamo, cioè, a organare e conservare ciò che abbiamo conquistato. Ma già nell’organare c’è bisogno di minore sforzo che nel guerreggiare, e nel conservare di minore ancora. E le forze, quando possono, tendono a risparmiarsi, si rallentano e rallentandosi si debilitano; tendono insomma anch’esse a morire; ed ecco di nuovo la necessità della guerra. Il nostro impero sarà conquistato, organato, conservato, e così tenderà a morire, e allora converrà che altri ci cacci, come furono cacciati i nostri padri romani. Ma lo spirito di ciò che fecero i nostri padri, e di ciò che fecero i greci, dura, tramandato in noi. Così qualcosa è chiesto a noi che non sappiamo; non sappiamo ancora, ma è chiesto a gran voce da umanità non nate.