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214 meditazione sull'acropoli

gos, divoratore di semi, o seminatore di chiacchiere. Ma qualcuno lo condusse sull’Areopago e gli disse: — Insegnaci. — E quegli parlò agli ateniesi del Dio Ignoto. Ma gli ateniesi a un certo punto scossero la testa sghignazzando e dicendo: — Be’ be’, ti daremo ascolto un’altra volta! — E se n’andarono. Eppure, qualcosa di comune c’era fra gli ateniesi e quell’uomo il quale anche proveniva da un popolo che era stato soltanto di se medesimo. E dal suo feroce patire per quell’amore di sè calpestato da tutte le genti aveva tratto certo sogno d’un suo regno futuro su tutte le genti. Questo sogno e l’arte d’Atene ravvicinati dal corso degli eventi umani s’avviavano a conquistare insieme il mondo.

Tali cose mi ha detto or ora Atene, in quest’anno della nostra guerra. Nel nostro cuore noi italiani abbiamo rinnovato l’amore della nostra patria che è l’amore di noi stessi, come va inteso. Dobbiamo celebrarlo, sublimarlo, santificarlo al cospetto delle altre nazioni. Siamo anche noi soltanto di noi medesimi e non ci fallirà la nostra conquista.