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vedremo quello che sarà più conveniente di fare.

— No, voglio andare, voglio andare, — gridavo, — non aspetto nulla.

— Mettetela in cella, — disse la direttrice, — qui nessuno deve dir voglio. Così fui messa nel camerino che ci serviva di prigione. Cambiai sistema e rifiutai il cibo. Non credevano alla mia fermezza e dicevano che quando avessi avuto proprio fame mi sarei risolta a mangiare.

Mi misero davanti i cibi più squisiti, mi fecero andar a tavola colle mie compagne, ma io tenevo fermo, sentivo dei stiracchiamenti di stomaco, mi vacillava la vista, ma nulla entrava dalla mia bocca; nemmeno una goccia d’acqua.

— Voglio andare dal babbo, —e non c’era verso di farmi mangiare né con preghiere né con minacce. Finalmente vedendo il mio