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208 l'ultimo capitolo


Ora è da cinque anni condannata al suo eterno seggiolone, e vi so dir io che, quando s’accorse d’aver le gambe paralizzate e di non poter reggersi in piedi, quantunque si mostrasse serena e sorridente per non affliggere quelli che la circondavano, provò un dolore così forte che appena fu lasciata sola pianse come una bimba, e pregò il Signore che la facesse morire piuttosto di tenerla al mondo come un oggetto inutile ed essere soltanto di noia ed impiccio agli altri. Ma il Signore non volle ascoltarla ed essa dovette rassegnarsi alla sua sorte, anzi il suo male non fu senza conforto perchè la sua infermità le fece apprezzare le cure dei suoi amici e conoscenti, che venivano tutto il giorno a tenerle compagnia, tanto che divenne il punto centrico, intorno al quale si aggruppavano, s’incontravano e restavano insieme a conversare una quantità di persone, ed essa immobile nel suo cantuccio ascoltava le notizie del giorno, i pettegolezzi della città, e qualche volta, attraverso i suoi occhiali, vedeva accanto