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gria della loro età, non pensano a cose cattive; pensano solo a ridere, saltare e divertirsi, coll’unico desiderio che siano prolungate il maggior tempo possibile quelle ore di gioia spensierata.

Quello ch’io disapprovo nei balli dell’epoca presente non è il ballo, ma l’aria viziata delle nostre sale riscaldate artificialmente; sono le veglie protratte fino ad ora tarda che tolgono i più bei momenti di riposo, di cui tanto abbisogna la gioventù; sono le vesti attillate imposteci dalla tirannia della moda che inceppano i movimenti e avvelenano con qualche sofferenza quei momenti di gioia.

“C’è proprio bisogno di danzare d’inverno, di sera, e in sale rinchiuse, e vestite come tante bamboline?„ mi domando spesso. Altri balli io sognerei per noi e per i nostri figliuoli. Nelle nostre campagne, sopra i praticelli coperti dai tappeti naturali, dall’erbe novelle, oppure sull’aia dei nostri cortili, quando l’aria è tepida e profumata, quando il sole, presso al tra-