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290 il corano,


CAPITOLO LXIII.

gl’ipocriti.

Dato a Medina. — 11 Versetti.

In nome di Dio clemente e misericordioso.

1.  Quando gl’ipocriti vengono da te, dicono: Attestiamo che tu sei l’apostolo di Dio. Dio sa bene che tu sei il suo apostolo, e sa che gl’ipocriti mentiscono.

2.  Si sono vestiti della loro fede come d’un mantello (per nascondere la loro infedeltà), e distolgono gli altri dal sentiero di Dio. Quanto è detestabile la loro condotta!

3.  Da prima hanno creduto, poi ritornarono all’incredulità. Un suggello è stato apposto sul loro cuore, e non comprendono nulla.

4.  Quando tu li vedi, il loro esteriore ti piace; quando parlano, tu li ascolti volentieri; sono come travicelli appoggiati al muro1; se si farà sentire il menomo romore, crederanno che sia diretto contro loro. Sono tuoi nemici. Evitali. Dio li estermini. Quanto sono falsi!

5.  Quando si dice loro: Venite, l’apostolo di Dio pregherà Dio per voi, essi volgono la testa, e s’allontanano con disprezzo.

6.  Non importa loro se tu implori il perdono di Dio per essi, o no. Dio non li perdonerà, perchè Dio non dirige i perversi sulla via dritta.

7.  Sono essi che dicono (ai Medinesi): Non date nulla a coloro che sono col profeta, e saranno forzati d’abbandonarlo. I tesori de’ cieli e della terra appartengono a Dio; ma gl’ipocriti non sentono nulla.

8.  Dicono: Se noi ritornassimo alla città (Medina), il più forte scaccerebbe il più debole. La forza appartiene a Dio; ne fa parte al suo apostolo, ai credenti; ma gl’ipocriti non sanno nulla.

9.  O credenti! Le vostre ricchezze ed i vostri figli non vi allontanino dal pensiero di Dio; coloro che lo facessero, diverrebbero veramente infelici.

10.  Fate elemosina coi beni che v’abbiamo accordati, prima che vi sorprenda la morte (in quel momento) in cui l’uomo dirà: Signore, se tu mi avessi accordata una breve dilazione, avrei fatte delle generosità, sarei stato nel numero dei giusti.

11.  Dio non dà alcuna dilazione ad un’anima, quando la sua ora è arrivata. Ei conosce le vostre azioni.

  1. Questa similitudine s’applica ad alcuni arabi, belli uomini, distinti nelle loro maniere, bravi parlatori, che venivano alle riunioni dei musulmani, ma unicamente per deridere poi ciò che vi si passava.