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380 REPLICA ALLA RISPOSTA

La sprezzante sua tardanza, e la più sprezzante sua visita fecero sì che, quando si degnò concedere al commercio bergamasco il braccio da Treviglio a Bergamo, era già troppo tardi; e le menti erano già tanto insospettite e sconvolte dalla sua trascuranza, che a quella provincia parve e pare ancora una calamità l’esser chiamata a possedere 60 mila metri di strade ferrate, che solcherebbero in tutti i sensi le sue pianure, e la renderebbero uno dei più invidiati territorj d’Europa! E la prima colpa di questo malinteso fu dell’indocilità e lentezza del sig. Milani. Ben poteva egli, fino da quel 21 agosto, scegliere un ingegnere, e dirgli: andate a studiare la linea da Treviglio a Bergamo; e scrivere ai direttori: mandatemi il denaro da pagarlo. Era questa una sì gran fatica? una sì ardua risoluzione?

Ciò che doleva ai Bergamaschi era, che gli studj s’incamminassero dapertutto fuorchè a Bergamo; e quindi uno spettabile magistrato, nostro concittadino, scriveva al dott. C. Cattaneo, il 4 novembre: “Frattanto dachè consta che l’egregio ingegnere sig. Milani sia attivamente occupandosi delle ricognizioni locali sulla parte lombarda, questo Comitato... nell’idea specialmente d’approfittare degli utili schiarimenti e lumi, ch’ella volesse offrirgli nel grave argomento, ha deciso, che il sig. presidente Bottaini col sig. Maironi si portino a Milano, onde avere con lei una conferenza in proposito. Avrei desiderato che le mie occupazioni non me lo impedissero, per procurarmi io stesso il piacere di presentarle personalmente questi stimabilissimi individui, e cooperare allo scopo della loro venuta costi; dappoichè, e per la mia posizione, e per sentimento, l’importante interesse che li muove è pure il mio.” Il dott. Cattaneo si sforzò di persuader quei signori, che la miglior combinazione per comprender Bergamo nel rapido giro, senza interporre fra le altre sei città la sua gravosa altura, si era quello d’unirsi per Treviglio; tuttavia, poichè ad ogni conto lo volevano, promise d’adoprarsi per ottener loro un abboccamento coll’ingegnere Milani, assente allora e poco curante. Frattanto però aveva promosso la dimanda Mangili, pel caso che il sig. Milani non si fosse degnato d’intraprendere lo studio da Treviglio a Bergamo. E scriveva a Bergamo, al detto magistrato, una lunghissima lettera, in cui esponeva tutte le ragioni per cui la con-