NOTE 243
loresco, adottando l’italiano storpiato che le nostre (arse pongono in
bocca agl’inglesi e la poesia romanesca agli Svizzeri del papa.
Pag. 208, v. 10. - I legami di Mnesiloco erano grottescamente
esagerati.
Pag. 209, v. I. - Tutta la scena che segue è, quasi per intero,
una parodia dell’A ndromeda euripidea, rappresentata ’1 anno avanti
(cfr. p. 210, v. 16 sg.). Certo, nelle monodie non soltanto le parole, ma
anche la musica avrà esagerato lo stile euripideo. Al desiderio di rendere più completa la parodia si deve l’introduzione di Eco, la quale
non contribuisce, neppure con l’intenzione, a liberate Mnesiloco. L Andromeda è perduta, ma dal semplice contesto aristofanesco s’intendono
le derivazioni da Euripide. Certo, gremita ne è la monodia di Mnesiloco.
Pag. 209, v. 15. - Mnesiloco è immaginato amante dei processi,
al pari di quasi tutti i bravi Ateniesi d’allora.
Pag. 209, v. 16. - Famoso ghiottone, ricordato anche nella Pace
(1041), non meno pericoloso, per la sua voracità, dell orca che minacciava la vera Andromeda.
Pag. 210, v. 21. - Qui Aristofane giuoca, come fa un po’ dappertutto, a carte scoperte. L’anno prima s era effettivamente rappresentata l’Andromeda.
Pag. 210, v. 22. - Quella, cioè, che faceva Andromeda nella tragedia di Euripide.
Pag. 223, v. 8. - Apostrofe ed esclamazione dirette, per dirla col
Boccaccio, a chi forse chiamato non era.
Pag. 226. v. 13. - Nel testo è un intraducibile giuoco di parole.
Pag. 227, v. 9. - Questa burla del Coro allo Scita è imitata dalla
scena finale del Ciclope d’Euripide: se pur l’una e l’altra non ottagono a qualche motivo dello commedia popolore.