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Pag. 160. v. 1. - Cioè 1‘ esempio di simili impudenze l’aveva già dalo Cleone. Pag. 160. v. \2. - Cleone, che passava gran parie della vita a perorar sulla pietra della Pnice, è paragonato al pescatore che da apposite rocce, con la vista acuta ed esercitata, spia l’arrivo delle frotte di tonni. Ma i tonni di Cleone sono i tributi degli alleati. Si pensi all’oraziano plures adnabunl Ihunnl et celarla crescerti. L’immagine fece poi fortuna. Pag. 160, v. 13. - Il Paflagone. per dispregio, ha usato un verbo katlyein, risuolare; e il Salsicciaio lo rimbecca, rimproverandogli la sua poco nobile professione. Rendo il giuoco alla meglio. Pag. 161, v. 3. - Comune dell’Attica. Pag. 161, v. 7. - 11 figliuolo d’Ippodamo era buon cittadino, di buona origine e retto sentire; ma Aristofane lo rimprovera di non saper soccorrere ai mali della patria se non con lamentele. Pag. 164, v. 3. - Vart dialetti italiani usano un’analoga sconcia metafora per significare il sopraffare altrui brutalmente. Pag. 164, v. 5. - Facendone giumella: senza adoperare i panini cavi, che presso i Greci servivano da cucchiai. Pag. 164, v. 9. - Allusione a non sappiamo quali brighe date da Cleone ai Milesì. Ci sfugge anche il significato della risposta del Salsicciaio. Pag. 166. v. 13. - Nel testo, dopo queste parole, intercede una breve lacuna. Pag. 167, v. 3. - Come fanno i cuoiai con le pelli. Pag. 167, v. 8. - I prigionieri condotti da Pilo. Pag. 167, v. 13. - Famosa era la vinolenza di Cratino, e Aristofane insinua che il suo giaciglio (Irfidlon, dice il testo, una pelle di pecora che serviva a tale uso) ne sopportasse le conseguenze. Pag. 167, v. 14. - Cattivo e gelido poeta tragico punto anche nella ’Pace e nelle ‘TJone. Pag. 167, v. 18. - Principio d’un canto di Simonide. Pag. 167, v. 21. - Luogo oscurissimo. Probabilmente il vecchio da Giulide era appaltatore del grano nel Pritaneo; e la perdita d’un commensale divoratore come Cleone non avrebbe potuto che allietarlo. Pag. 168, v. 6. - I Greci non usavano forchetta; e a mensa fi