Pag. 35, ». 17. - La moglie deve star sul letto per non disturbare la funzione. Si è, non senza ragione, dedotto da questo passo,
che la casa di piccopoli fosse materialmente rappresentata sulla scena.
Pag. 36. v. I. - Questo luogo ci dà la cronologia precisa della
commedia: sei anni dopo scoppiata la guerra del Peloponneso (431).
Pag. 36, v. 5. - Non sappiamo chi fosse questo Strimodoro, nè,
quindi, se si nasconda alcuna malizia nell’aver pensato proprio alla fantesca di lui.
Pag. 36. v. 18. - Ercole, per la sua qualità di alexll(al(os (allontanato^ di mali), era invocato nei grandi pericoli. Sembra che la pentola fosse utensile indispensabile nei sacrifici.
Pag. 37, v. IO. - Vedi 1‘ introduzione ai Cavalieri.
Pag. 39, v. 2. - V ha certo allusione a qualche scena del Telefo
euripideo. In un passo di questo dramma (Framm. 706, Nauclc) il protagonista diceva: Nè pure se brandendo altri una scure — a vibrarla
s’accinga, Agamennone — sovra il mio capo, tacerò, potendo — obiettar giuste cose ».
Pag. 39, v. 5. - La maggior parte degli Acarnesi esercitavano il
mestiere del carbonaio: indi il « ribollire » e il a tizzone ». L’espressione
« d’Acarne prole », è tragicomica, forse parodistica.
Pag. 40, v. 3. - Nella prima spedizione contro Ilio, i Greci sbarcarono per equivoco nella Misia; e il re Telefo, accorso a respingere
l’invasione, fu ferito da Achille. Partiti i Greci, la piaga non sanava,
e l’oracolo disse che solo chi l’aveva aperta avrebbe potuto rimarginarla.
Telefo si recò in Argo, travestito da povero, perché i Greci non l’avessero a riconoscere come nemico; ma non riusef neppure a [arsi dare
ascolto dal re. Rapi allora il bambinetto Oreste, minacciando di ucciderlo, se non gli si prestasse orecchio. Le ultime parti di questa avventura davano argomento al Telefo euripideo, che è largamente parodiato
nella presente commedia.
Pag. 42. v. 4. - Il Parnete era un monte molto selvoso, a nord
di Atene, vicino al quale sorgeva il villaggio d’Acarne.
Pag. 42, v. 14. - Parodia.
Pag. 43, v. 10. - Quanto alla mordacità dei giudici, cfr. i Calabroni.
Pag. 43, v. 16. - Cfr. introduzione ai Caoalierl. Il Cidoboro era
un torrentaccio fragoroso che scendeva dal Parnete.