« Dunque inteso non avete, bimbe mie, l’avvenimento?
Per far vela su Cartagine, dice, Iperbolo vuol cento
di noialtre. quel briccone, quella birba inacidita! »
La proposta insopportabile parve a quelle, inaudita;
e disse una che zitella era ancor: « Soggetta avermi
mai potrà quell’uomo. Dio me ne guardi! Pria dai vermi
qui corrosa, zitellona divenir preferirei!
Né Navetta di Navone, quant e ver, che, per gli Dei,
sono anch’io di pece e tavole, egli avrà. Ché se in Atene
gli dan retta, preso il largo, rifugiarci ne conviene
di Tesèo nel santuario, od in quello de l’Erinni:
ch’ei non beffi, comandandoci, la città co’ suoi cachinni!
Ma gli schifi in mar calati, se tal fregola gli prese,
ve i lumi vendea, navighi per suo conto, a quel paese! »
Nuova evoluzione del Coro che torna a volgersi verso la scena.