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194 ARISTOFANE


per cinque oboli, il giudice farà, purché pazienti.
Perciò lo servo in tutto, gli passo gli alimenti,
fo che tiri,il triobolo, a torto od a ragione!

salsicciaio

Non lo fai con la mira ch’ei divenga padrone
dell’Arcadia, per Giove! Bensì’ perché tu acciuffi
più a larga mano, e scrocchi dalle città più sbruffi,
e Popol non s’accorga dei tuoi ribaldi tiri,
ma dal fumo acciecato della guerra, a te miri
per forza, a bocca aperta, pel bisogno e la paga.
Ma se ti scappa, e in pace, pei campi, un di si svaga,
si ristora coi tutoli, parla con qualche uliva,
vedrà di che delizie la tua paga lo priva!
Ti sarà con asprezza zotica allora ai panni,
t’ inseguirà coi voti. Tu, che ciò sai, l’inganni,
spacciando quegli oracoli che a tuo vantaggio sogni!

paflagone

Oh non è cosa indegna che tanto ei mi rampogni,
che al cospetto del popolo d’Atene mi vituperi,
mentre, affé di Demètra, sa ciascun come io superi
Temistocle, pel bene che feci alla città!

salsicciaio

tragico.
Odi tu, città d’Argo, ciò che dicendo ei va?
Tu vicino a Temistocle? Atene trovò quello