Pagina:Commedia - Purgatorio (Tommaseo).djvu/42

32 PURGATORIO lina di cui in questo luogo si parla, sarebbe la sera del di 10 d'a- prile nel nostro emisfero. E, avuto riguardo allo spostamento dei segni dalle costellazioni zodiacali , il sole si trovava al principio di quella d'Ariete, come accennasi nel principio della cantica prima; nonostantpché il tredici di mar/o fosse sralo l' equino/.io. Dunque , tramontando il sole con questa cosici la/.ionc , sorgeva la notte con l'opposta costellazione, la Libra. Mi, soggiungendo il Poeta che le bilance cadono alla Notte di mano quand'ella soverchia, ci si presenta un altro rapporto astronomico, e in>ieme una grave difficolta, l più de' fomentatori intendono die il soverchiar della notte valga il farsi più lunga del giorno; altri prendono soverchiare per crescere, che segue dal solstìzio estivo a quel dell'inverno. Ma, perché socsrchiare è più di crescere, polendosi crescere senza soverchiare, io alla prima in- terpretazione m'attengo; e ciò anco* perché, rimanendo le bilance in mano alla Nolte dal solstizio estivo all' ecjuinozio autunnale non le cadon di mano quand'ella cresce. Inteso dunque che il fallo di cui parla i! Poeta si riferisca al nostro emisfero (perchè le parole là dov' io era riguardano precisamente l'aurora); i versi recati dicono: La notte sorgeva d'oriente col sorgere della costellazione delle Bi- lance, le quali alla Notte cadon di mano, cioè escono dal dominio di lei, (juando la sua durata supera la metà dell'intero giorno, ovvero eccede il tempo che il sole rimane so|)ra il nostro orizzonta: il qual cadere avviene dopo l'equinozio d'autunno: nel qual tempo la Libra, cominciando a essere immersa nel vicino fulgore dei raggi solari, viene a essere sottratta dal dominio della notte, e sorge e tramonta in pieno g'orno, tanto che per circa due mesi non si fa a noi visibile né la sera né la mattina. É ciò è d'ogni costellazione alla volta sua; ma il dotto Poeta ha colto la cir-'ostanza esclusiva per le Bilance nel nostro emisfero, e, in generale, nei paesi di latitudine boreale, quella cioè dello sfuggire di mano alla Notte allorché questa soverchia; ac- cennando così che il soverchiare non sia colla giustizia di cui sono simbolo le bilance. Così, nel ritrarre la veril<à delle cose ctirporee , egli ha l'occhio alla morale verità, che dello scrittore é il fine su- premo. Dicendo che l'aurora mutava in rancio colore il suo bianco e il ver- miglio, egli dice che il sole era per sorgere già Se il sole è giunto al ponente di Gerusab^mme, il ponente di quésta corrispondeva al le- vante del luogo dov' ora é il Poeta. Era comuni? l'orizzonte ai due luoghi; ma l'uno stava all'altro di contro; siccome poi dirà espres- samente. • Ed ecco, qual, sul presso del mattino. » (T. 5.) Marte, il quinto de' pianeti, che ha un vo'ume minore della sesta parte di quel della terra, ci ridette una luce alquanto rossastra; la quale si fa più cupamente rosseggiante nelle circostanze dal Poeta indicate. Presso al mattino suole abbassarsi la temperatura dell'aria; onde i vapori condensansi „ e fatti grossi, son più parvenli. Giù nel ponente all'appressar del mattino, regna ancora la notte; ed è bello il contrasto tra il cupo dell'occaso e il limpido dell'oriente: onde la luce dell'astro laido più rìsal'a a occidente quanto più verso levante ver- rebbe illanguidendo^. Sovra il suol marino è altresì particolarità rì- levanir, perchè denota che l'astro é poco discosto dall'orizzonte, dove i vapori sono in maggior copia che in alto , come nel canto prece- dente si accenna; e perché dalla superfìcie del mare in condizioni calorifere uguali si solleva il più di vapori,