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CANTO li. 29 convieu dare :i libertà un senso più ampio di quello che 11 virgiliano: ^Eneadae in fcmimpro libertate ruehant (1); e intendere in generale che Vonore virtuoso è a preferire alla vita del corpo '2>. Se la libertà polilicd a te fu si cara, or quanto più la morale? Cosi spiega il co- mento del codice Gaetano. Qui vedesi, più che altrove, come nella mente di Dante si congi ungessero le due libertà. Promette il Poeta a Catone che la veste del corpo suo nel gran dì sarà sì chiara 3), non di giuria celeste, ma di quella luce che, secondo Dante, é dovuta anco alle virtù naturali, della qual luce è simbolo il lume delle quattro stelle che gì' illustrano il viso. forse lo fa salvo con Rifeo e con Trajano? Ma lo direbbe più chiaro. Chiaro dice le lodi di Marzia, e pare eh' e' si compiaccia in quello strano ripudio; che, sebbene quelle parole siano in bocca di Virgilio pagano, non è da sconoscere eh' anco la ragion naturale, in Virgilio personitlcata, siilalto sciogliere e riappiccar*' di matrimoni, riprovava. La più spedita é confessare che Dante s'è lasciato prendere alle lodi di Virgilio e di Lucano, e che l'imitazione ha fatto pabbo alla fede.. C'è innoltre la comoda scusa del sindiolo. E notisi, per attenuare il difetto, che, custode all'entrata del Purgatorio, Catone non è guida alle anime, uè tocca pure lo falde del mon e: è, dopo la morte di Cristo Cile prima purgatorio non v'era ma i non dannati scendevano al limbo), destinato ad invitare le anime a correre verso l'espiazione. La virtù naturale di lui non è mezzo, ma Incitamemo al ben operare. L' inferno a Dante é l'orrore naturale del vizio ; il Purgatorio, l'amor naturale della virtù ; il Paradiso, l'amore del bene sopra natura. Però nell'Inferno ha duca Virgilio; e chiama di Catone i regni del Purga- torio, e sola Beatrice gli è guida nel Cielo. Le tre persone sono in parte simboliche, ognun sei vede: non ò Virgilio l'amante d'Alessì, né Catone il suicida, né Beatrice la moglie di Simone. A ogni modo non chiamare i gironi del Purgatorio regni di Catone, era meglio: e Dante ci si lasciò forse andare mettendo insieme il virgiliano piis dantem jura e ì durissimi regni di Radamanto <4); ma principalmente perchè la Usima del regno Io perseguitava, infelice, per tutto. Ecco la costruzione del luogo ove ci trasporta il Poeta. Escono dal- l'emisfero ausirjle in un'isola circondata dall'Oceano, alla quale nel mezzo è un monte antipodo a Gerusalemme: il monte ha forma di cono tronco alla cima, e ha intorno intorno undici ripiani a' quali si sale pf'r via faticosa. L'idea degli antipodi confusa e falsa, era pero famigliare agli antichi, i quali vedevano talvolta l'opposto emisfero anche laddove non era. Onde non solo in Virgilio : Hic vertex nohia semper sublimis ; at ilium sub pedibus Styx atra videt, Manesque prò- fundi (5;; ma in Lucano, Catone trovandosi in Africa: Nunc forsitau ipsa est Sub pedibus jam Roma meis ((>). E l'idea di Gerusalemme centro della terra abitata veniva dal prendere alla lettera quello d'E- zechiele: Jcrusqlem, in medio gentium jjosui eam, et in circuitu c)US terras (7). E siccome in questo concetto, al monte ove Cristo espiò i peccati degli uomini si contrappone il monte ove Adamo peccò e dove le anime espiano le colpe loro per la grazia di Cristo; cosi Dante ìmagina che le anime non dannale s'adunino alla foce del Tevere, per il quale simboleggiasi la sede della credenza cattolica, com3 le dannate a Acheronte; che l'Angelo, secondo i meriti di ciascui'a, le tragitti; appunto come in Virgilio Caronte mene hos, nunc accipitHl- (1) ;En., ViU. (5) Georg., \. (2) Som., 2, 2, 410. (6) Phars., IX. (3) Purg., 1, ter/. 25. (7) Ezccb., V, 5. (4)^..i.,VL