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CANTO li. 21 ti. E la notte, che, opposita a lui, cerchia, Uscia di Gange fuor, con le bilance, Che le caggion di man quando soverchia ; '^, Sì che le bianche e le vermiglie guance, Là dov' i' era, della bella Aurora Per troppa etate divenivan rance. 4. Noi eravam lunghesso il mare ancora, Come gente che pensa suo cammino, Che va col cuore, e col corpo dimora. 5. Ed ecco, qual, sul presso del mattino, Per li grossi vapor Marte rosseggia Giù nel ponente sopra 'l suol marino ; 0. Cotal m' apparve (s' i' ancor lo veggia ! ) Un lume per lo mar venir si ratto, Che '1 mover suo nessun volar pareggia. l'orizzonte del medesimo luogo. Onde ciascun orizzonte non ha per suo meridiano che quello il quale col suo più allo punto copre essa luogo : sic- ché dire t orizzonte di Gerusalemme è il medesimo cne dire l'onzzonte il cui cerchio meridiano copre col suo punto pia alio Gerusalemme - Dice il Poeta la notte ascia di Gange, per- chè , secoiiju la Heu)<rarti iIk* suui tempi il\og. Bacon , Opus Mujuk , disi 10*, ri»rizzonte orientale <1i Ge- rusalemme creiievasi un nieriilinno deir lu'Jie Orit* mali , distante, dire Solino , dalla Palestina, quanto ii'è distante la Francia. Ha le distanze dasli antichi <iaie a' meridiani de' luoghi son troppo maggi«»ri delle reali Dame Ta i due meridiani del Gange e deinbero distanti per gradi ceiir ottanta, e Ta il meridiano di Ce* rusalemme (M|uidistame da que' due : doppio sbaglio anco secondo la gpo- graóa tolemaica — Vetirgansi alta line del volume le dotte osservaziooi del P. intonelli 2. (L) Soverchia : cresce (SD Bilance. C-org , I: Libra die somuique pares ubi fer.eril horas. Et medium luci atque umbris jam divi- dei orlìem (?\ Bilance naireqiiìnnzio.quan< do luce il se^no della Libra, li» notti cominciano a crescere: però l'ugua- glianza tra il dì e la notte è fìniia: e dacch^> il sole ò in Ariele, tino alla Vergine, crescono i dì — Soverchia. Se l'Ariete dlBcendc, la Libra ascen- de : è dunque giorno fatto, e l'orleole è già rancio (\rist , Mei ). 3. (SL> Bianche. OV , Mei., VI : Ut solet aer Purpureus (ieri, cum pri' mum Aurora moveiur ; Et breve post tempus caudrvere Solis ab ictn — Hance Uocc : L'aurnraqià di vermi- glia cominciava a divenir rancia. L' Ariosto nomina le chiome gialle deU'\urora: oggiiti non diremmo. Notisi però che ra -de in amico non sonava punto rancide , ma rammen- tava l'oriiiìne aurantius. Georg, I; JE.ì., IV, IX: Tithoni craceum liuquens Aurora cubile. - VI: Ro sei s Aurora qnadriqis. 5 iL) Presso. Sostantivo. (SL> Presso. In Toscana tuttora sui pressi d'un paese vale: nei luo- ghi vicini a qu<»llo. — Suol. Inf . XXVI, t. 4s : Mnrin suolo. — Marte, sul mare, dove più sono i vapori; di mattina, quand'e' non slam» diradati dal sole; e a ponente, dove pe' detti vapori rosseggia imi che mai iF» Marte. Conv. : Marte dissecca e arde le cose, perche, il suo calore é .simile a que'to del foco; e questo é quello perch'esso apvare affocalo di colore . quando più e quando meno, secnwto la spessezza e rarità delti vapori chu'l sequnno; li quali ver loro medesimi molte volte it'accen- dono, siccome nel primo della Me- teora (d'Aristotele) é determinato. «. (L) ST .• Cosi loro'io dopo morte a vederlo, uè sia dannato • — Volar, Regge il