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J.XXXVlII MONUMENTO A UAKTIì IN FIRENZE. boria di loro dottrina si tenevano ben più grandi, si spe- ravano ben meglio immortali di lui. Ma di costoro non re- sta che una smorta memoria negli scritti di qualche eru- dito; tanto ne suona il nome, in quanto amareggiarono la vita di Dante Allighieri. » « E però voi che potete, rispettate nel genio voi stessi, e la vostra fama avvenire. Troppo già della grandezza sua lo puniscono e l'inerzia de' molti, più ingegnosa ad offen- dere e meno evitabile dell'invidia, e il dolore del non es- sere creduto; e la tormentosa ricerca del meglio, che, anco in mezzo all'orgoglio, lo riduce sovente a tremare e a di- sperare di sé; e le smanie che dentro gli suscita la soprab- bondanza della fervida vita. E voi che per ardua via, mossi da sincero irresistibile imputso, v'incamminate, apprende- tene da Dante gli uffizii, i pericoli, i tardi ma incommuta- bili premi: pensate che il vero può e deve omai dimostrarsi non più minaccioso tra le fiamme dell'ira o della vendetta, ma limpido no' raggi vivifici dell'amore. Non confondete col desiderio del meglio la torbida passione dell'orgoglio sde- gnoso: siate coraggiosi, ma a tempo, ma per affetto del bene: parlate a' coetanei un linguaggio che consuDni alle più nobili parole del passato, e preparateli a intendere al- tre più nobili ancora nel tempo avvenire. Non sperate però risanare i rancori, e sperder^ la calunnia; ma potrete in- nanzi a lei levare sicuri la voce e la fronte, vivrete re di voi stessi. E avranno luce i pensieri, e le parole autorità, dalla pace generosa dell'anima vostra. »