Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/530

394 INPERNO 27. Ahi Pisa, vituperio delle genti Del bel pase là dove '1 si suona; Poi che i vicini a te punir son lenti, 28. Muovansi la Capraia e la Gorgona, E faccian siepe ad Arno in sulla foce, Sì ch'egli annieghi in te ogni persona; 29. Che se '1 conte Ugolino aveva voce D* aver tradita te delle castella ; Non dovei tu i figliuoi porre a Imi croce. 30. Innocenti facea l'età novella (Novella Tebe!) Uguccione e '1 Brigata, - E gli altri duo che '1 canto suso appella. 27. (L) Paese: Italia. — Vicini: Fi- renze e Lucca (SL) Pisa E pare era Pisa de- vota ad Arrigo: tanto gr^ve su tutti i peccati cade 1' ira di Dame. Nel 1313^ erano al soldo fli Pi'ia mille fra Tedesf'hi, Btabanzoni, Fi m mingili (Vili IX 53ì; e per dunir Ghibellina, chiamò a sé Uj^uccion - che U ree^-^sse, invoc.riil in-lH'na ^^liri principi [Do- nizone Vita M ihil i< nrpsso d Mu ratori, di^'-n, XXXI ; Qiiipergit Pi- sas vi'i.p.tillic Dtonsra "ii'inn Haec uib< Pagani. Taràs, Libydi . q 'O ?ue Par'his S> dita; CtialapA sua ud>a»it " oe/nia 1 le'ri.] — Là Di questo là altii deduce ctie D^nle quando scriveva il presente fosse fuori d'Italia; ma ìlto ^ra a qu^Mel tref'Pnto riem.>iiivo frequpnt»^. Leg. Toh : Lo pifsp là doifegli dimora. — [S' V>i^. E'oo; , US] (F) Sì G -nv. l io; Li gmn bontà del volga- e del -ì hj nella Vol- gare Eloquenza ([_, 18) dice che il sì pronunziano colo'o «he tenv^ono la parte ori-nlale, da' genovesi conti ai insino a quel promon'orio d'I alia dal qual comincia !• seno d*^l mare Adria- lieo e la Sicilia. An-o npllaV'ta Nuova distingue la Pniuad'oc di o?t«,del .si. 28. (L) Gorgona: is «Ipite di contro a Pisa; lon ane venti miglia dalla foce d^li' \rno. 'SD Mao<ynnsi. ^En \Y: LUora Ulnribui contro ri a , fiuctibiK unias Inqiiecor. [\rdiii-isimo pensiero che nessun altio avrebbe saputo espri- mere in così semplici e poetici modi.] — Siepe. Terribile idea venutagli forse dalla favola di Delo mobile so- pra l'onde (Ov. Met.). Virg., Ili; Qaam pius Aicitenens orai et ht ora arciim Ermnteni, Mycone ceha fatti perire quattro innocenti. Dante vorrebbe affogati tutti gl'inm»centi di Pisa. Esecrabile votò, massime do. IO la battaglia della Melorìa; ese- crabile in uomo nemico e straniero, nonché in Biinco e Tos'-ano. Per correre alla sconfitta d^^lla Meloria uscirono della Foce d'A no le pisane galee, arrid ndo: battiglii, bauaaliat 29. (L) Voce: fama. — Croce: tormento. (SL) Voce. Ariosto: Ha vo<'e Che V no^ gli crea inoan la vita to' re. Più proprio qui. — > Tradita Dmte, che i traditoli punisce, non poteva certo perdonare a Usucoione Fasglo- lano che nnl 4314 ^bbe Lucca a ira- dimento(Vill.. IX 59,Murat., Ghron , E^t , XVI OH?. 370; ivi , paa. 574 e XIX pag 1079) 30 (L) Unuccione: fii?liuol d'Ugo- lino. — Brigala: Nino, Nipote. — Dio: G dil • e Anselmucfio. (SL T^'be ! Pisa, nota Pietro, fu fondata da' l'ebani, venuti dalla elle- nica Pisa Qui piuttosto il Poeta ac- cenna ai tragici <•««! di T^'be e agli odii fraterni. — Duo II T'-oya crede poter dimostrare fon un doi'umento, che de'ni.ioti del conte ali'unoaveva moglie Ma nante nel 12S8erainetà di ventitré anni e bni doveva sipere il vero d'I fatto: nò suol per capric- cio mentire alla storia, né parlando a' contemporanei l'avrebbe osato. An- che il Villani attesta che li flglinoìi