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...^ eANTa XXXII. 387 LaittUiaque »»t*^-.- ,4 singullantia vidit Ora, trahtque oculos se..? . nnnovit in ìlio (i) • Imperai abscissum porgi, laeva4^t^r.}zJ:.^ ^^' ' Special atrox hostile caput, gliscitque tepenin» Lumina torva (2- videus Atque illuvi etfracti perfusum tabe cerebri (3) Aspidi, et vivo scelerantem sanguine fauces ('4). Et nunc ille jacet {pulchra solatia leti !) Ora teneiis hostile caput, dulcique nefandus Immoritur tabo Sed enim hiscere campos Conquesti, terraeque fugain miserantur, an islos Vel sua portet humus ? (5) Stazio, al solito, si distende in amplificazioni, e discorre di Marte e di Pallade inorridiii , e delle Ceraste e della Goffjone che intirizzi' scono anch'esse alla vista del fiero pasto. Con meno ricercatezza Dante censeojue elTetto più pieno, e supera l'autore imitato. Lo supera per- ché formatosi alla parsimonia di Virgilio: e quand'egli fa dire a Sta- zio che senza Virgilio non fermò peso di drammaiS), intende più ve- ramente di sé. Che se Dante pecca, gli è più sovente per volere rac- cogliere mollo in poco, che per distendere il poco in molto e vano. E Stazio gli dettava forse quella potente pareniesi, che egli, l'autore della Tebaide , non avrebbe trovata: Innocenti facea V ella novella (Novella Tebe!>... Il vantaggio di Dan'e qui sopra Stazio è un crudele vantaggio : che l'odio di Tideo é cosa favolosa e vecchia, quel d' Ugo'ino storica e vi- vente troppo. Dante poteva di persona aver conosciuto Ugolino, e avrà certo veduti suoi consorti dell' ira ; ma Stazio non vide Tideo die In qualche ba^so rilievo che rendeva in pietra qualche brano d' antico poema. E da ultimo Menalippo non era arcivescovo. 11 Canto di Sta- zio stilla rugiada reitorica ; da quel di Dante , come dalle piante dei Suicidi, esce insieme parole e sangue. La più profonda bellezza della narrazione è al mio vedere, quel cupo che ci domina da capo a fondo, e vibrando lume incerto su cose orribili , aggiunge all' orrore. S' egli avesse raccontate per filo e per (1) bi qui forse il germe ilt'l verso (terz. 44). — Del capo cìCegli aven di potente che in Dante ha ben pi» valore retro guasto (I«»f., XXXlll, terz. 1). Hai perchè ritrae e la naturale soiniglian/.a 1' orribile della pittura senza lu labe de' figliuoli col padre e 1' altra orribile che imbrodola il roditore; ch'anzi nel somijilianza creata dall'agonia della Canto seguente il forbire la bocca a' fame. Scorsi Per quattro visi il mio capelli è mondezza più orribile d'ogni attpiìlto sieffio (luf., XXXlll. t. 19). so/zura E quel t' altre cose è famiglia- (2) In Dante è più fiero che il Conte rità d' maestro e reticenza potente, con gli ocelli torti riprenda il teschio (4) Thib , Vili condenti, e che l'Arcivescovo vivo nel- (5) Tliib , X; Dante: Ahi'lnrn ter- l'eterna morte non metta parota né r«, ;3e» o/tè (*o«/'a/jm/r? (Inf., XXXlll, gpniito. terz 22) più breve e più efficace per- (3) Li denti all' altro pose La ve' l che raecollo in intero un verso che cenci s'ogiiiiinge con la nuca {ieri. 43). pare s'apra esso stesso e che nel mezzo ISon altrimenti.,, sirose le tempie... Che si sprofondi. quei faceva il tetclm e Poltre cose (6) Purg., XXl,