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386 INFERNI Poela libertà d'allenersi al detto di Livio, senza credere di contradire però a quanto disse nel XXVI e nel XXX di Sinone e del cavallo. Nella Anienóra il Poeta, Guelfo nel trecento, sempre Ghibellino g:iu- sto, caccia Bocca degli Abati che tradì a Mont' Aperti. Sono nell'In- ferno del Poela assai Fiorentini, pei quali principalmenie e pe' To- scani era fatto 1' Inferno suo. Farinata, il Cavalcanti, il cardinale Ubal- dini, Ciacco, l'Arfienti, Rinier pazzo, un suicida, un Guidotruerra, Teg- ghiaio, il Ruslicucci, il Borsiere, Francesco d' Accorso, monsignor Mozzi, Brunetto, un Gianflgliazzi, un Ubriachi, un Buiamonii, il Mosca, Geri del Bello, Gianni Schicchi, il Mascheroni, Bocca, il Pazzi, questo Sol- danieri coi cinque ladri della settima bolgia. Alla fine egli trova il conte Ugolino che sta mangiando il cranio dell'Arcivescovo: il che ci rammenta la leggenda che è ne' Bollandi- sti, e che dice.: « Disse l'abate Macario (1): andando una volta nel- l'eremo, rovai un teschio di morto giacente in terra : lo smossi con una verga dì palma, e il cranio mi parlò. E disse a lui : Tu chi sei (2 ? Mi rispose: io fui sacerdote degl'Idoli, e de' gentili che in questo luogo dimoravano. E tu sei l'abate Macario che hai lo spirito santo di Dio. Qualora pietoso di que'che sono rie' tormenti tu |jreghi per essi, e' ricevono alcun po' di sollievo. Gli disse il vecchio: Qual' è cotesto sollievo? E quali tormenti ? Dis'^egli : Quanto dista il cielo dalla terra, tanto è il fuoco n»^l cui mezzo stiamo da piedi al capo, d'ogni parte presi ; né può alcuno la faccia dell'altro vedere. Ma la faccia dell'uno é appiccata alle spalle dell'altro; e quando tu preghi per noi, ci vol- giamo l'un verso l'altro e abbiamo sollievo t3). E 'i vecchio piangen- do disse : Tristo il giorno in cui l'uomo nasce (4). Poi disse il vi^cchio : Altri hann' eglino peggiore supplizio? Rispose il cranio: Maggiore supplizio è a noi. Dice il vecchio : Chi sono costoro ? Dice il cranio : Que' che conobbero Iddio e lo negarono , né fecero il volere dì lui , questi sono di sotto di noi (3). E il vecchio prese quel cranio e lo sep- pellì sotto vJerra '6», » Stazio : SU qui rabidarum more feraìmm Mandat atrox hostile ca- put i7J. E Dante l'aveva al pensiero, dacché paragona il conte a Ti- dco che si rode il teschio di Menalippo : .... Caput caput, o mihi si quis Adportet, Menalippe, tuum Astaciden medio Capaneus (8) e pulvere tollit Spirantem Erigitur (9; Tydeus, vultuque occurrit, et amens (1) Boll., 1, p. ioli. Lo rammen- creata p'ebe...'. Me* foste siali qui pe- tano anche Bufino (L. III. n. 172) e core.... Altri in quella vece: Tristo il Giovanni (L. VI, libello XIII, n. 13). giorno in cui l'uomo trasgredisce i co- Così pure i fenologi greci, e l'Antolo- mandamenti (fi Dio. gio d'Ani. Arcadie. Nella vita di s. Ber- (5) Anco in Dante i più rei stanno nardo addi 26 maggio è alcuna cosa di sotto. Inf., XI, t. 9. di simile. Dionigi Certosino nel libro (6) \nf., XY, 1. 1: Raunai le fronde De* quattro Novissimi f all' articolo Lll sparte. — lo ripete. (7) Theb., Vili. (t) Inf., XXXll, torz. 30. (S) Cotesto servigio feroce che Cu- (3) Queste parole non ben leggibdi pan<.o renile a Tidec», gli sarà stata più nella nota mia di m(illi anni fa, tiro a ra^iioae a dipingerlo eunt'eTece nel indovinare^ e mi tengo iu debito d'av- Canto XIV. vertirlo. (9) Il sovran li denti all' altro pose (4) InC, XXXII : Oh sovra tutte mal (t. 43). .^