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378 INFERNO 18. Ed un eh' avea perduti ambo gli orecchi Per la freddura, pur col viso in giùe, Disse: — Perchè cotanto in noi ti specchi? 19. Se vuoi saper chi son cotesti due, La valle onde Bisenzio si dichina, Del .padre loro Alberto e di lor fue. 20. D' un corpo uscirò. E tutta la Caina Potrai cercare, e non troverai ombra Degna più d' esser fitta in gelatina ; 21. Non quegli a cui fu rotto il petto e 1' ombra Con esso un colpo per la man d'Artù; Non Focaccia; non questi che m' ingombra 22. Col capo sì eh' i' non veggi' oltre più, E fu nomato Sàssol Mascheroni: Se Tosco se', ben sai ornai chi e* fu. 23. E, perchè non mi metti in più sermoni, Sappi eh' i' fui il Camieion de' Pazzi; E aspetto Carlin, che mi scagioni. — 24. Poscia vid' io mille .visi, cagnazzi Fatti per freddo; onde mi vien riprezzOj E verrà sempre, de' gelati guazzi. ÌS. {L) Speccìii: guardi. UìinoaWaltro, raggio noningombra. (SL) Freddura. Conv.: La fred- 23. (SL) Sassol. Tutore d' un suo dura di Saturno. — Specchi? li dàn- nipote, per redare que'beni l'uccise^ nato Io vede pur col visoìnf;iu, per- decapitato in Firenze, che il ghiaccio rillette l'imagine come 'ì3. (L) Metti: mi facci parlare di vetro. più. —Scagioni: col suo delitto fac- 19. (L) Bisenzio. Fiume. eia parer lieve il mio. 20. (L) Uacim: fratelli. (SL) Pazzi Di Valdarno; uccise un (SL) Gelatina. Per. gelo il Pulci suo parente, UPeriino. — Carlin. Do- (XXll^ 104). poiché i Fiorentini Usciti, l;a' quali 21. (L) Quegli: MordreJo. — ■ Eao. Dante, tornarono dal vano assalto alla Riempitivo — lagombraìl vedere. Lastra nel 1302, Carlino tradì ai Neri (SL) Quegli Ult,: Figliuolo del il Castello di Piano Tre Vigne, clie re Arlii;. . il quale, procurando con porgli Usciti teneva: poi lo rivendette tradimento gill are il padre del re- ai Bianchi^ dopo molte perdile da loro gno... fusi agramenle fedito dalpa- patite per riaverlo, il delitto di Gar- rire d'toia lancia c/ì-e 'i paf.sò rfipir/e lino doveva far parere, men grave in parte. — Rollo, .Wn., X : Tlwraca quello del Pazzi; che Carlino tradì la simul cum pectore rampit. — Onbra. patria, e molti parenti e amici ch'e- La storia di Lancellolto(L, HI, e. 162) rano nel castello seco. Vili , Vili, 52; dice Glie dall'apertura della lancia Dino, II, 123. passò per la piaga un raggio di sole, 24. (L) Cagnazzi: rossi scuri, sì che il feritore lo vide. [Artù. V. (SL) Poscia. Dalla Caina passa il romanzo di Lancellotlo.] — Focac- nelI'Antenóra. 1 primi son lividi; i eia. De' Cancellieri di Pistoia: uccise secondi, quasi neri dal freddo. Tra- lo zio (Vili., VIU, 37, 38). Pietro dice dire la patria è più che i congiunti, che il padre. — inflfowbra. Purg., Ili: Cic, de Off., 1, 17: CarisunlpurcH'