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3l0 INFERNO OATVTO XXVII. ARGOMENTO. Sottentra a parlar co* Poeti il conte Guido di Monte- feltro: Dante gli espone lo stato della Romagna, al prin- cipio del secolo: Guido, non si credendo di par lo.r e ad un myo , gli confessa il consiglio che lo dannò. Quanto sia giusta l'interrogazione di Guido se i Romagnuoli avessero pace guerra^ sei vede chi rammenta le discordie che agitarono Romagna per tutta la vita di Guido, delle quali fu egli stesso gran parte, Nota le terzine 1, 4, 6, 9, 13, 15, 18, 20, 22, 27, 29, 32, 33, 36, 37, 41, 42, 44. 1. Uià era dritta ia su la fiamma, e queta, Per non dir più ; e già da noi sen già Cott la licenzia del dolee poeta: 2. Quando un' altra, che dietro a lei venia, Ne fece volger gli occhi alla sua cima Per un confuso suon che fuor n'uscia, 3. Come il bue cicilian, che mugghiò prima Col pianto di colui (e ciò fu dritto) Che r avea temperato con sua lima, 4. Mugghiava con Ja voce dell'afflitto, Sì che, con tutto eh' e' fosse di rame, Pure el pareva dal dolor trafìtto ; J. (L) Dritta. Parlando si dime- ridp vi cacio Perillo per primo. Dan- nava to li-ssH questo fallo in taluni di (SD Licenzia. V. terz. 7. qut-si au'o i: Valerio Mas^ìfuo.Oro- 2 Li Ne: ci. sio. Tns'ì il!l,H) Non cr- do die in 3 (L) C cilian: siciliano. Colui: Plidìo (XXXIV, 8) — Tempeato. Perillo —Dritto: giusto — Lnha : l'etr : La"ii li'.mpru'e xn Mon- per o?rii siiuflienio fobbnle. gtbfllo. — L*nia. {*<\v : Ne ovia da (SD Bue. Perillo costrussp un polir con tn mia lioia toro dì rame e ne fece «lono a Fala- 4 (L) Alflitlo: messovi a ardere, ride, vi facesse morire I condannali — El : egli, il toro, sottoponendovi fiamma viva. Fala-