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292 INFERNO distruggitore di Troia, sarà parso a Dante d'esercitare anclie in que- sta allusione q«iel!a sua certa ,equità politica, della quale egli dà saggi strani ma pur generosi. \(in però ch'egli non potesse col pensiero anche accennare a quel titolo che Virgilio ad Krcole dà di maximus ultor; e che consuona col tiero verso avventalo a guisa di ser[)e con- tro il besiemmiaiore Pucci : Da indi in qua mi far le serpi amiche. Sempre severo agl'insultatori di Dio, e a tutti i rei di delitto religio- so, il PotHa 1). Ed Ercole in Virgilio é concetto religioso insieme e civile: che Evandro ad Enea fa notare, la sua festa non essere vana superstitio, vet-rumque ignara Deorum (2), ma riconoscimento di sal- vezza ottenuta da crudeli pericoli. E quel chiamare Ercole </iO comune a'Troiani ed a'Greci. siccome piaceva a Virgilio, conciliatore delle due civiltà e per istudio e per istinto, doveva piacere in certi suoi risppiti anco a Dante: il quale poi nel vedere i sacerdoti d'Ercole venuti d'Arcadia in Itali» pellibus in morem cmcti (3, avrà vagheg- giati» in fantasia V atto Bellincioae cinto di caco e d'osso (4); ch'era una specie d'Arcadia politica sognata dal nostro Poeta. l serpenti, non senza perchè, sono dati tormento a' larlri. Cipriano: Iriimicus quum lalenier surripit faUens, occaltis accessibitx serpit. Co- me la serpe, così il ladro, dice 1' Anonimo, sofi nemici di'lV mtmo na- scosti. E' si frovf.no aver legale le mani e le brac,cìà per averne fatto mal uso. Bene le serpi striscianti S(jn pena del vile delitto, (^osì nella Genesi, il tentatore che di furio sedusse, é con<lannaio a strisciarsi sulle proprie spoglie, e mangiare la polvere: co-^i ne' Salmi 5 : Ini- mici ejus terrant lingent. In una visione pagana un tiranno è tagliato in Inferno a foggia di vipera 6. E la rena feconda di serpenti e ste- rile d'ogni altra vita, rammenta non solo le gocciole che il verso di Lucano spreme dalla Gorgone a sìilla a stilla, ma e le parole di Ge- remia: Dabo Jerusalem in acervos are'nce, et cnbdia draconum (7). Forse creando il suo Inferno, Dante aveva al pensiero P Ecclesiasti- co 8 : Ignis (9, grando (lOi, fames (11), et mors; omniahcec a' vin- dictam (12) creata sunt. Bestiaru >i dentes (13 , et scorpii (U) et ser- pentes et romphcea 15 vindirans in cxterminium impios. Poi «16): MorSj sanguis (17), contentio -18 , et romphcea, oppressiones (19), fa- mes. et conlrilio, et flagella (20) ; super in.quos creata sunt hcec omnia. In que' passi dove rappresentasi il verme come punitore de' reprobi: Dabit.... ignpm, et vermes in carnes eornm (21'. Vindi-cta carms im- pii, ignis, et vermis 22 intendesi non solo il rimorso della coscienza, il qual nasce dalla, putredine <iel peccato, e affligge l'anima, siccome il verme nato di putredine affligge pungendo (23»; ma (juesta imagine si reca a quella altresì de' serpenti e d'ogni fiera orribile; dacché Cer- (t) l.if., X. XIV, XIX, XXVII. Qiuxtizia (h' Dio, quanto è seirv. Che (2) JEiì .Vili. Culai col/ie, per »• iifiei'a. crn<c>al (3) Ivi. (13) Inf , VI XIII. XXX, XXXIV. (4) Par., XV, XVI. (14) liif., XVII Gerioue ha coda di (5) Psal , LXXI, 9. scorpi.. m». (6) Pini., Sera Aitryj. vind. (15) I .f.. XXVIII. (7) IX 11. ( «) Ec.lì . XI. 9,10. (S) XXXIX. 35. 3fi. (»7) Inf, XII. XIV. (9 l..f Vili, X. XIV, XV, XVI, XVII, (18) Inf. XXX. XIX XXVI (19) I.f. XXIII. (10)1 f.. VI (<20) luf, XVIII. (It)Iiif, XXXII XXXIII. (21) Ju'litli.XVI, 21. (12) Inf, XIV: O/è roiiletia 'li Da. (22)Eccl.., VII. 19. quanto tu dèì'Jìsser temuta l XXIV : Oh (23) Aug., de Civ. Dei, XX<