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S8^ INPERNO O^^IVTO XXV. ARGOMENTO. Siamo ancora tra' ladri. A dimostrare quanto fosse loro intrinseca la malizia , le serpi s' immeaesiinano hi essi; e son ignudi acciocché possano per tutto ricevere le trafitture ; e in terrore continuo della pena; e corrono senza potersi involare ai morsi della coscienza figurata ne' serpi. Le mani , si pronte al furto , qui son legate ;^ e siccome in tante guise e' si trasformarono per fuggire alla pena, così qui si mutano d'uomini in serpi e a vi- cenda. Nota le terzine 2, 3, 7, 8, il, li, 13 ; 17 alla 31 ; 3i alla 47 ; 49, 50. 1. Al fine delle sue parole, il ladro Le mani alzò con ambedue le fiche, Gridando: — Togli, Dio! che a te le squadro. — 2. Da indi in qua mi fur le serpi amiche; Perch' una gli s' avvolse allora al collo, Come dicesse : « 1' non vo' che più diche ; » 3. E un'altra alle braccia; e rilegollo, Ribadendo sé stessa sì, dinnanzi, Che non potea con esse dare un crollo. 1. (L) Fiche. Tra l'indice e il me- Sfociatosi contro Dante, si sfogacon- dlo mettendo il pollice : alto di spre- tro Dio,e mostra il bestiale ch'egli era. gio. — Squadro ■ misuro, squaderno. Atto da sacrilego vile, Zach. V, 3: Haec (SL) Alzò. Novellino, LVIII: est maledictio, quae egreditur super Fece la fica quasi infino ali' occhio, faciern omnis terrae, quia omnisfur, dicendoli villanie. Dice Giovanni Vii- sicul ibi scriptum ed, judicabitur. lani che sulia rocca di Garmignano 2. {L} Amiche: che lo punirono.— era una torre alta, con due braccia Diche: lu dica, di marmo che facevano le tìche a Fi- (SL) Collo. /En., II: Bis collo renze. squamea circum Terga dati. — Di- (F) Dio. Nello Statuto di Prato cip. Cavale,: Voglio cheHdichi. chiunque ficas fecerit vel momtrave- 3. (SL) Braccia. .'En., Il : Manibus' rit naten versus coelum vel versus fi- tniUt divellere noios. — Rilegollo. gfitrami^eio della Vergine, paga dieci Mn., Il: Corripiunt,spirisqueligant lire per ogni volta; se no, frustato, ingeulibus, — Ribadendo, Gli si fa